"Scighera" è un termine milanese per indicare una nebbia fitta che avvolge, impendendo la vista e nascondendo. È, o per meglio dire era, un fenomeno tipico della Milano pre-riscaldamento globale e come tale viene usato dall’autrice Daniela Gambino come sineddoche simbolo della città.
I protagonisti del libro sono Giuseppe e Nadia, chiamata anche Paturnia come il suo nickname digitale. Entrambi siciliani, trapiantati a Milano per seguire il successo lavorativo, lasciandosi dietro ricordi e affetti familiari. Lui è un genio della finanza e degli algoritmi, schematico e impostato, abituato al successo e al lavoro ma non avvezzo alle relazioni sociali; sfugge alla vita di coppia tramite incontri occasionali ed è prigioniero di una forte dipendenza dalla cocaina. Lei d’altro canto è una creativa, capace di perdersi nei suoi mille pensieri ma anche nel mare delle sue preoccupazioni, tra un lavoro che non la soddisfa e l’incessante pressione sociale.
Secondo qualsiasi algoritmo predittivo, lui e Paturnia non dovrebbero essersi mai incontrati
I due trovano in Tinder il punto d’incontro tra i rispettivi mondi, ma quello che dovrebbe essere un incontro fugace si trasforma, a causa di mille peripezie, in un romantico weekend al mare. Emigrati soli e disillusi, senza nessuno su cui contare, si ritrovano insieme e cominciano una relazione sui generis, in cui le relative differenze si intrecciano tra loro per creare qualcosa di nuovo.
La dipendenza dalle droghe e l’asocialità di lui vengono rassicurate dall’affetto di lei, che a sua volta è spronata professionalmente dal carattere di Giuseppe. Quella che sembra essere una coppia che va consolidandosi, improvvisamente scoppia dando il via ad un tira e molla in cui i sentimenti di amore e rivalsa giocano il ruolo principale; l’amore si trasforma dapprima in indifferenza per poi evolvere in odio e risentimento. Una delle colonne portanti del testo, che innerva tutto il romanzo, è sicuramente la comunicazione digitale: i due si incontrano e divergono a più riprese con le app, vivono le relazioni familiari tramite videochiamate e non riescono a staccarsi dai rispettivi cellulari. Il libro rappresenta una relazione sentimentale di tipo moderno nella Milano non più avvolta dalla scighera, ma ugualmente assoggettata alla dedizione per il lavoro e alla dipendenza dalle sostanze.
Proposto nella sua
prima veste al Premio Strega da Fulvio Abbate, il romanzo rappresenta una delle prime uscite della casa editrice "Revolver" nella collana Eleanor, con particolare cura della veste grafica.
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