A Edimburgo con Irvine Welsh

I più organizzati quando vanno in qualche città per visitarla possono documentarsi sulle guide di viaggio, ma è comune agli appassionati di film o libri il volersi recare di persona in luoghi o musei legati ad un particolare ricordo o ad una specifica narrazione. Nel caso degli amanti dei libri di Irvine Welsh, questo è il libro perfetto per visitare Edimburgo e nello specifico il quartiere portuale di Leith.

 


Pomella comincia a descrivercelo partendo da fatti dei secoli scorsi, come dalle descrizioni dei quartieri ottocenteschi di Robert Louis Stevenson, altro celebre autore della città. Da quartiere ricco e prospero grazie al porto, con il passaggio ad un’economia meno legata ai trasporti, il degrado è esponenzialmente aumentato nella seconda metà del ‘900, creando l’atmosfera opprimente descritta da Welsh.

L’autore è diventato estremamente famoso negli anni ’90 grazie a “Trainspotting”, in cui è riuscito a raccontare le disillusioni di una generazione perduta nelle droghe a causa della mancanza di speranze per il futuro in un paese abbondonato e senza opportunità. Welsh negli anni ha scritto vari seguiti e anche un prequel di quel libro, ma in praticamente tutte le sue opere il vero fulcro e snodo narrativo risulta essere Edimburgo. La città fa da sfondo ad una pletora di personaggi che si alternano sul palcoscenico, condividendo trame e storie.

L’umanità descritta da Welsh è sempre dipendente da qualcosa. Che sia droga o sesso non fa tanta differenza. Tra le sue pagine, la dipendenza appare come la più riflettente superficie in cui far riverberare la società contemporanea, una società che non combatte le ossessioni, semmai le incentiva a ciclo continuo, secondo una formula consumistica.

La sua scrittura cruda e veritiera è riuscita a rendere in maniera realistica alcuni spaccati di società, realizzando una dura critica politica sulle motivazioni di tali problemi sociali. La presenza massiccia della droga nei suoi libri è il sintomo di una società senza prospettive di lavoro o di vita, che si perde nell’obnubilamento a causa della mancanza di reali soluzioni.

Pomella riesce nell’intento di descrivere le origini storiche e le mutazioni sociali avvenute a Leith e soprattutto nell’intera Edimburgo collegandosi ai frammenti delle opere di Welsh. Se ad esempio all’interno delle storie dello scozzese il calcio e le tifoserie (degli Hibs e degli Hearts) giocano un ruolo centrale portando a scontri tra bande ma anche a diverse modalità di vita, Pomella ci spiega a cosa è dovuta questa differenza.

Per chi volesse usare il libro come guida turistica è meglio sottolineare che ad oggi Leith si è evoluta o per meglio dire gentrificata; il degrado welshiano è stato rimosso, trasformandosi in un raffinato snodo di arte moderna e vernissage. Il libro è comunque una piccola perla per gli appassionati dello scrittore scozzese o per chi ci si vuole avvicinare, in quanto fornisce un quadro chiaro sulla città e sui suoi abitanti.

Nel linguaggio di Welsh, “guardare i treni” significa osservare dai margini qualcosa che in fondo non ci coinvolge appieno, vivere come se si entrasse in una stazione ferroviaria solo per fissare passivamente i convogli che transitano sui binari. È la sensazione che in fondo si ha sempre mettendo piede in una città che non è la nostra, un posto che possiede la monotonia dell’esistenza di sempre, pur essendo una forma di esistenza che non abbiamo mai sperimentato. Tutto questo assomiglia a quel sogno astratto, brumoso, che è in fin dei conti la letteratura. Un sogno imperfetto. Perché imperfetta è la capacità di immaginazione che possiede l’essere umano, e limitato il suo campo visivo interiore, per quanto, ingannevolmente, gli appaia vastissimo e profondo.

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