Santuario

Un Santuario è un edificio ritenuto sacro per motivi religiosi, come termine ha dei connotati quindi sacrali, di purezza quasi soprannaturale. William Faulkner deve aver trovato ironico o altamente metaforico aver dato questo titolo a quest’opera. I motivi di questo contrasto sono nel contenuto di questo libro, in cui il male e il nichilismo assoluto infestano le pagine, senza praticamente nessuna occasione di redenzione.

 

È la storia di una giovane ragazza universitaria, Temple Drake, figlia di un giudice e di famiglia benestante, che si trova a vivere un incubo che la segna, lasciandola cadere in un abisso di omicidi e soprusi. Siamo negli anni del proibizionismo, ma nella celebre contea faulkneriana di Yoknapatawpha tutti sembrano bere senza ritegno, sapendo bene dove rifornirsi. Lo sa anche il giovane Gowan Stevens che, mentre viaggia alticcio e irruento con la sua compagna Temple, si ritrova bloccato a causa di un incidente d’auto. L’unico rifugio è un vecchio casolare in mezzo ai campi, tana di contrabbandieri e di persone poco raccomandabili. Qui i due giovani, frastornati dal colpo, si ritrovano in una realtà differente da quella cui erano abituati, infatti Gowan si immerge nell’alcool cominciando a bere senza freni, mentre Temple cala in uno stato di agitazione profonda dovuta all’ansia e alla paura degli uomini che la circondano. Infatti il rifugio è popolato da personaggi reietti e violenti, senza alcun tipo di scrupolo. Temple cerca rifugio nei dialoghi con Ruby, l’unica altra donna di casa, che le consiglia vivamente di fuggire il prima possibile. La fuga non è un piano realizzabile e in casa comincia a crescere il sentore della tragedia a causa degli animi obnubilati dal bere. Dopo una burrascosa lite, Gowan scappa, lasciando la ragazza al suo destino. Temple si ritrova così al centro di un incubo che prende la forma degli aguzzini che la circondano, primo fra tutti Popeye, il capo dei contrabbandieri. Inizia in questo modo una prigionia subdola fatta di violenze psicologiche e carnali, in cui avvengono persino degli omicidi.

ci si trova nel marcio anche solo a guardare il male, anche per caso; non si può contrattare, mercanteggiare, con il marciume

Oltre all’avventura di Temple, vi è un anche un secondo filone di trama, in cui l’avvocato Horace Benbow prova a scagionare un uomo, accusato di un omicidio compiuto nella realtà da Popeye. La chiave del caso risulta essere Temple, testimone decisiva per fare giustizia e quindi l’avvocato si mette sulle sue tracce, cercando di capire tra postriboli e università di lusso, carceri e tribunali chi sia veramente questa ragazza.

Il libro è una discesa senza freni in un abisso di mali, dove non c’è nessuna possibilità di redenzione. Praticamente tutti i personaggi sono mossi da intenti meschini e la povera Temple si trova al centro di tutte queste macchinazioni, risultandone la prima vittima. La truce storia raccontata è resa sulla pagina con lo stile di Faulkner, quindi un fraseggiare barocco in cui è facile perdersi. La scrittura tende a semplificarsi nei passaggi di trama, resi implicitamente con il non detto o con semplici accenni, talvolta addirittura non spiegati. Di conseguenza può capitare di trovarsi a leggere di personaggi mai nominati prima, la cui funzione si farà chiara solo capitoli dopo. Se la complessità formale è un tratto caratteristico delle sue opere, c’è da sottolineare come in questo libro risulta meno pressante rispetto ad altri casi come il famoso “Mentre morivo”.

La violenza che permea le pagine fu spiegata in maniera ironica dallo stesso autore in una celebre prefazione. Infatti, Faulkner affermò di aver scritto questo libro unicamente per motivi pecuniari, inserendo volutamente azioni violente per suscitare scalpore e inseguire il successo. L’affermazione che ha acceso i critici per parecchi anni è confutata implicitamente dal libro stesso, e dalla scrittura ricca e piena di arabeschi letterari e dalle critiche che emergono alla società tramite forme di razzismo e misoginia.

La poca importanza dell’opera viene smentita ulteriormente dall’autore, quando anni dopo, a Nobel già vinto, ritornò sul personaggio di Temple Drake con una sorta di sequel, l’ancora più criptico “Requiem per una monaca”, sorta di pastiche letterario tra narrazione e teatro.

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