La vita intima

Ci sono romanzi costruiti su intrecci narrativi arzigogolati in cui i colpi di scena la fanno da padrone, altri invece si basano su riflessioni perenni, con magari un protagonista cogitabondo che ci offre la sua visione della vita. Ecco “La vita intima” direi si pone esattamente a metà tra queste due macrostrutture. Nel suo ultimo romanzo Ammaniti, ci racconta la storia di Maria Cristina Palma, descritta da tutti semplicemente come la moglie del Primo Ministro italiano e soprattutto come la donna più bella del mondo a detta di una nota rivista di costume. Per tutti questa donna è descrivibile da solo questi due aspetti, magari aggiungendo di tanto in tanto il fatto di essere mamma, per dare una prospettiva.


 

Ma cosa succede cambiando punto di vista? Cosa pensa la protagonista di sé stessa? Sostanzialmente non ha grandi opinioni, si descrive frivola, di bell’aspetto e vuota di contenuti, più attenta all’immagine che al contenuto. Il focus del libro, da cui il titolo, è la riscoperta da parte della protagonista della sua natura, della sua intimità repressa da istituzioni esterne e dall’immaginario offerto al pubblico.

Le occasioni offerte dalla trama sono sostanzialmente due. La prima riguarda il filone politico del libro: a Maria Cristina viene chiesta, da una celebra giornalista televisiva, un’intervista, che potrebbe risollevare le opinioni sul marito premier e sul suo operato. Tutti la osteggiano, ritenendola inadeguata di confrontarsi con la scafata professionista, e in fin dei conti incapace di rapportarsi alle responsabilità della vita vera.

Il secondo spunto narrativo si riferisce alla sua intimità; infatti, Maria entra in contatto con Nicola, un vecchio ex fidanzato, di cui aveva perso i contatti dopo la tragica morte, ancora non metabolizzata, di suo fratello. Da un incontro fugace comincia lo scambio di messaggi, da cui scaturisce un filmino hard che scatena il panico in lei. La sua immagine pubblica potrebbe essere rovinata da quel video e di conseguenza farà di tutto per capire le intenzioni di Nicola, tra i timori di un revenge porn e di un eventuale ricatto.

Questi due grandi filoni da cui si muove la trama servono ad Ammaniti per raccontarci di Maria Cristina, i suoi segreti e le sue paure, dal rapporto con la figlia, a quello ormai inesistente con il marito, fino a quello con l’amico fraterno Luciano. Maria Cristina ci viene mostrata piena di fragilità, non si è mai messa in gioco ed è ancora tormentata dai bulli del liceo, che le ritornano in mente come pensieri negativi. Questa adulta mai cresciuta veramente e che ha sempre schivato gli inciampi della vita, delegando ad altri le incombenze, si ritrova ad affrontarli in prima persona, rischiando finalmente di sbagliare da sé e affrontando i rischi delle sue scelte.

Le storie, quelle importanti, quelle che cambiano i destini, sono fiumi impetuosi, difficili da imbrigliare. Tu gli metti un ostacolo e loro deviano, trovano un’altra via per fluire.

Oltre alla trama e ai personaggi è doveroso citare alcuni aspetti che più spiccano nella scrittura di Ammaniti. L’ormai ex scrittore cannibale ha perso, o abbandonato volontariamente, il segno mordace che caratterizzava la sua scrittura degli esordi, adeguandosi ad una narrazione più conformista e con meno slanci di ilare brutalità. Tuttavia alcuni aspetti di satira anticonformista ci sono ancora, come ad esempio il personaggio dello spin doctor del governo, un fantomatico esperto chiamato Bruco, di cui non si conosce l’identità ma di cui tutti si fidano ciecamente. In questo caso è fin troppo facile notare l’assonanza con i personaggi reali della politica italiana, ma la spettacolarizzazione perenne in cui vivono i politici denota una critica, per nulla velata, a certi meccanismi reali.

 

 



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