Shock

Se vi parlo di Terapia elettroconvulsivante o TEC penso che molti di voi non capiscano immediatamente, viceversa se vi dico elettroshock subito compare un immaginario definito, molto probabilmente negativo, composto per le persone normali da numerosi film. La fama negativa di questa pratica sembra consolidata al di fuori dell’ambiente medico, ma quante persone sanno che il suo inventore è l’italiano Ugo Cerletti?

 In “Shock” Carlo Patriarca cerca di ricostruire la storia di questo medico della prima metà del ‘900, delineando una biografia accurata basandosi su un narratore fittizio. Il protagonista, un medico che si ispira a Cerletti e lo segue nelle sue vicende professionali, ci narra dal suo punto di vista gli eventi più significativi della storia del dottore.

Cerletti ci viene presentato inizialmente nelle Dolomiti della Prima guerra mondiale, indaffarato nel promuovere un nuovo ordigno bellico di sua invenzione. La sua passione da inventore è precoce e si riflette anni dopo, quando si trova a combattere con la schizofrenia dei suoi pazienti.

Cerletti cerca un modo alternativo all’insulina, costoso rimedio utilizzato all’epoca per indurre un coma provvisorio per combattere la malattia. Dopo studi preliminari condotti sugli animali diretti al macello, Cerletti si accorge che esiste un metodo alternativo, indurre uno shock elettrico al paziente, in modo da “risvegliarlo”.

«Non l’elettricità» ammoniva Cerletti «ma l’attacco epilettico che la scarica scatena, un’epilessia frazionata e curativa, che noi potremmo controllare… contraria contrariis curantur ha detto Ippocrate». «Ci hanno già pensato in America con la sedia elettrica, dottò» disse un giorno il solito infermiere in vena di spiritosaggini

Il metodo, nonostante la remora iniziale, sembra funzionare nelle giuste condizioni applicative. Lo studio clinico progredisce sempre su più casi, spinto da una parte dalla volontà di trovare una cura e dall’altra da quella di affermazione. Una volta diffusi i risultati il successo è immediato, la pratica viene via via adottata in tutto il mondo dando a Cerletti la fama di visionario della medicina. Tuttavia c’è sempre un lato negativo, gli attenti studi condotti non vengono replicati dai seguaci della pratica, che la intendono più come un mero strumento senza badare alle attenzioni verso il paziente. Da un’innocua pratica la terapia si trasforma in un annichilimento dei pazienti, dando il là a quella che sarà la fama controversa a livello mainstream.  

Prima di agire sull’uomo erano state fatte tutte le prove necessarie? Avevamo provato sui cani ed esaminato il loro cervello, avevamo provato sui maiali, modificando tempi e intensità della corrente, avevamo in mano una teoria che ci sembrava abbastanza solida, non restava altro da fare che avventurarsi su di un paziente. Eppure avevo paura

Cerletti viene ritratto a tutto tondo, dall’attenzione per la ricerca, fino al mal sentimento  verso le azioni pubblicistiche del suo lavoro, che lo separano dai suoi studi. Il libro, oltre alla trattazione medica, narra anche differenti aspetti umani. Essendo un uomo della prima metà del Novecento si imbatté forzatamente nel fascismo, prima aderendovi in cerca di fondi per il centro, poi distaccandosi con alcuni articoli contro l’eugenetica promulgata all’epoca dai regimi.

Patriarca costruisce un libro interessante su una figura dimenticata del ‘900. La costruzione narrativa che pone in parallelo ai fatti veritieri regge bene il compito di supporto e permette di raccontare con un bel piglio narrativo le vicende storiche.



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