La guerra della fine del mondo

Il Sertão è una regione semi arida del nord est del Brasile; questa zona, a fine Ottocento, fu teatro di una sommossa popolare a sfondo religioso, in cui migliaia di abitanti provenienti dallo stato di Bahia si radunarono e combatterono contro la Repubblica brasiliana.


Mario Vargas Llosa riprende i fatti reali dell’episodio passato alla storia come Guerra di Canudos e li filtra attraverso la sua scrittura, redigendo “La guerra della fine del mondo”, un romanzo storico in cui ripercorre la storia arricchendola con una vena narrativa in cui dà vita a tante storie intrecciate tra loro.

Nel Sertão di fine Ottocento si aggira la figura, al limite del mistico, di Antonio il Consigliere, un religioso che predica una vita di austerità e si dedica alla cura delle chiese in rovina. Presto, con il suo carisma e i suoi discorsi magnetici, riesce a fare proseliti nel popolo più povero, gente afflitta dalla povertà, dall’aridità della terra e da una società per cui sono invisibili. Il suo seguito si fa sempre più folto ed eterogeneo, ci sono poveri contadini, mercanti in rovina, donne abbandonate dalle famiglie, assassini, tutti con passati diversi ma accomunati dalla fede nel Consigliere. Questa comitiva di autoflagellanti trova rifugio a Canudos in una vecchia fattoria abbandonata e lì pone il suo quartiere generale, cercando di costruire una sorta di paradiso in terra, dedito alla preghiera e a Dio.

Quello che poteva essere un esperimento religioso come tanti, condotto in un piccolo territorio isolato, si trova a fare i conti con la storia e si ritrova ad essere il perno di una congiuntura che riguarda tutto il Brasile. Infatti la repubblica, nata da poco a seguito dell’abolizione della monarchia, chiede a tutti, compresi gli abitanti di Canudos di rispettare le sue leggi, comprese le tasse. L’insurrezione comincia quindi dalla volontà della società di Canudos di preferire la monarchia, soprattutto per i rapporti stato-chiesa che rappresentava. Cominciano ad arrivare i primi battaglioni, ma l’ardore dei combattenti religiosi sembra in grado di sbaragliare qualsiasi armata e così facendo il problema e la rilevanza di Canudos si accrescono sempre di più.

L’importanza della comunità, nella finzione di Vargas Llosa, viene percepita a tutti i livelli della società brasiliana. Rientra negli scontri strategici tra la nobiltà feudataria e nostalgica della monarchia con i nuovi politici repubblicani, ma soprattutto nella vita dei reietti descritti dall’autore, tutti con un buon motivo per ritrovarsi, loro malgrado, in mezzo ad una vera e propria guerra.

qualche cosa di diverso ordinava le cose, gli uomini, il tempo, la morte, qualcosa che sarebbe ingiusto chiamare follia e troppo generale chiamare fede e superstizione.

La rivolta e la sua repressione da parte dello stato assumono sempre maggior rilevanza con il passare del tempo, fino ad arrivare ad una disastrosa fine. Canudos viene rappresentata come l’apoteosi dell’irrazionale, poche scelte sbagliate, illogiche per gli stessi partecipanti, hanno comportato una guerra civile fra poveri disperati.  Al di là della storia e delle vicende belliche, lo scrittore riesce a fare emergere le vite pulsanti dei protagonisti; il romanzo storico si fa narrazione al cento per cento quando le disgrazie personali acquisiscono rilevanza.

“Canudos non è una storia, bensì un albero di storie”

Le storie sono molto diverse tra loro, ma ognuna riesce a fornire una descrizione degli avvenimenti bellici, tra chi scappa nelle retrovie oppure chi combatte in prima linea e sente l’aridità del deserto mischiarsi con i ronzii delle palle di cannone. Sono uomini e donne normali, che riescono a percepire la presenza della storia, la sventura incommensurabile che li riguarda da vicino.

Vargas Llosa usa vari registri, a seconda dei personaggi che racconta, ma tutta la vicenda è accomunata dalla violenza di alcuni atti; anche le azioni più crude vengono descritte con doviziosa precisione, in modo da renderle più significative, più vive sulla pagina. “La guerra della fine del mondo” è un romanzo storico prezioso, in cui i fatti storici emergono con forza dalla pagina, senza caratteri didattici, ma con forza narrativa, quasi a costruire un’epica moderna.

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