Cronorifugio

Il morbo di Alzheimer è una patologia degenerativa del sistema nervoso che produce, tra gli altri sintomi, una perdita progressiva della memoria. Cosa si prova quando si vedono i propri cari, la propria famiglia e non la si riconosce? Cosa succede quando una persona non riesce a ricordarsi il proprio nome o la propria data di nascita? La risposta è semplice, si soffre, e l’Alzheimer è una malattia silenziosa e ostile, le cui cause ancora non sono note. Georgi Gospodinov sembra partire proprio da questa considerazione nella scrittura del suo “Cronorifugio”.

 

Il romanzo, sebbene un po’ criptico all’inizio, narra le vicende di un autore, molto probabilmente lo scrittore stesso, che si interfaccia con un fantomatico Gaustìn, un essere che sembra vivere al di fuor del tempo, e proprio per questo motivo in tutto il tempo. Il protagonista, dopo averlo conosciuto in passato, rincontra Guastìn e scopre che quest’ultimo ha aperto una particolare clinica per malati di Alzheimer. Questa struttura, ridenominata cronorifugio, presenta allestimenti di vari periodi temporali, come gli anni ’60 o i ’70, declinati per varie fasce sociali o geografiche, come ad esempio i borghesi svizzeri o i sottoproletari bulgari. La vicinanza con la mobilia, le musiche e più in generale l’atmosfera di un tempo, serve come fattore curativo per il risveglio di un’epifania, i ricordi passati ormai perduti.

Quando le persone con le quali hai condiviso un passato se ne vanno, ne prendono con sé una metà. In realtà tutto, perché non esiste mezzo passato. È come se tu avessi tagliato verticalmente una pagina in due e leggessi le frasi solo fino alla metà, mentre l'altro legge la fine. Nessuno ci capirebbe niente. Quello che teneva in piedi l'altra metà non c'è più. Quello che è stato così vicino nei giorni, le mattine, i pranzi, le cene e le notti, nei mesi e negli anni di questo passato... Non c'è chi possa confermarlo, non c'è con chi poter suonare insieme all'unisono. Quando mia moglie se n'è andata, mi sembra di aver perso metà del mio passato, in sostanza tutto. Il passato si suona solo a quattro mani, almeno a quattro mani.

Gospodinov coglie lo spunto narrativo per narrare storie di fragilità umane, doloranti nella perdita di un passato che definisce se stessi. Esemplare è la storia di un attivista politico che cerca di ricostruire il suo passato tramite i dialoghi con la spia che lo ha seguito per anni. La memoria è al centro del romanzo e viene analizzata in molte sfaccettature diverse, con la ricostruzione degli ambienti adatti tramite la comprensione del passato, ma soprattutto con le vite di chi ha vissuto in quegli anni.

Devi essere spietato con il passato. Perché anche il passato è spietato. Questo organo rudimentale, una sorta di appendice, che può infettarsi col tempo, tira e ti fa male. Se puoi vivere senza, taglialo e vattene via, se no, è meglio che te ne stai buono.

L’utopia visionaria di Guastìn non conosce limiti e nelle sue intenzioni punta ad allargare gli orizzonti della cura, passando a cliniche sempre più grandi e più particolareggiate, fino a città o addirittura stati. La svolta narrativa avviene quando questa clinica sui generis si trasforma in un revival del passato, in cui la nostalgia la fa da padrone. Se ognuno, non solo chi è malato, può pensare di rivivere a piacimento un determinato periodo storico, anche i singoli stati possono identificarsi in un preciso decennio di gloria, non trovando più fiducia nel futuro. Questa escalation porta ad un referendum di scelta per i singoli stati, esemplare nella sua assurdità e nelle motivazioni a supporto della scelta.

«Dato che l’Europa del futuro è ormai impossibile, scegliamo l’Europa del passato. È semplice: quando non hai un futuro, voti per il passato».

Quello che parte come un dramma su una malattia si rivela essere un fine romanzo in cui dietro ai toni distopici si sottolineano alcune politiche recenti come i più feroci nazionalismi, paragonati a quelli che precedettero e causarono la Seconda Guerra mondiale.

Dal lato della trama sono presenti numerose giravolte temporali e l’autoreferenzialità governa la narrazione, non a caso le citazioni ispiratrici sono quelle di Borges e del suo labirinto. È lo scrittore stesso a farsi protagonista e coprotagonista, strumento che può confondere all’inizio, ma superata la destabilizzazione può far insorgere riflessioni sulla circolarità della scrittura.

Gospodinov è uno scrittore da scoprire e da leggere e nonostante la scrittura dell’Europa dell’est non sia ancora considerata di primo piano, per fortuna “Cronorifugio” con la vincita del Premio Strega Europeo ha potuto contare su una forte spinta che lo ha reso noto ad un pubblico più ampio.

 

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