Annientare

Michel Houellebecq, definito dai media come uno scrittore profeta, per via delle vicissitudini legate ai suoi precedenti libri, è tornato e per farlo ha scelto un romanzo di oltre 600 pagine dense di personaggi. Cosa aspettarsi da una mole così sproporzionata rispetto alle sue precedenti opere?

Il protagonista del nuovo libro è Paul, un funzionario politico del Ministero dell’Economia francese. Paul è il classico personaggio di Houellebecq: bianco, mediamente ricco, con una relazione sentimentale in crisi, un lavoro che lo aliena e francese ovviamente.

Siamo alla vigilia delle presidenziali del 2027, Paul lavora alla campagna elettorale del ministro dell’economia, che punta ad un ruolo centrale nel prossimo governo. Il suo incarico lo fa oscillare tra l’organizzazione mediatica degli eventi e l’indagine su misteriosi attacchi terroristici e di hackeraggio sparsi per l’Europa in cui la Francia sembra l’obiettivo centrale.

Nonostante la presenza dei classici temi dello scrittore francese, quali ad esempio probabili distopie o la percezione di una tecnologia come driver fondante dell’evoluzione umana, “Annientare” è in realtà un classico romanzo con trama lineare sulla famiglia. Houellebecq approfondisce i lati umani e sociali di Paul, perlomeno quelli rimasti al personaggio, spaesato dal suo lavoro. Partendo da una situazione di oggettivo isolamento e di divorziato in casa, Paul si trova costretto a recuperare il rapporto con i fratelli e con la moglie.

L’occasione da cui parte la trama è un incidente che occorre a Eduard, il padre di Paul, che viene colpito da un ictus che lo immobilizza a letto e costringe il protagonista a incontrare la sorella Cécile e il fratello minore Aurélien. Fuggendo temporaneamente dal suo quartiere parigino, Paul si reca in campagna, alla casa del padre, che negli anni si era rifatto una vita da vedovo con la sua badante.

I fratelli, una volta ritrovati, sono figure opposte sul palcoscenico. Cécile è spostata con Hervè, un notaio disoccupato e la loro coppia si fonda sui fondamenti cristiani, mentre Aurélien arriva con una moglie che lo rende succube e con cui non riesce ad essere felice. A completare il quadretto, Paul arriva da solo, senza fare cenno al fatto di non rivolgersi praticamente più parola con la moglie Prudence.

Il tema della famiglia viene sviscerato a partire da queste tre coppie tipo, ognuna con particolari problemi da risolvere. C’è chi è disoccupato e chi è troppo preso dal lavoro, c’è chi ha dei figli e chi no, c’è chi sta bene e chi fa finta di esserlo. Tuttavia Houellebecq prende in considerazione tutte le sfumature dell’accezione di famiglia; infatti, i tre fratelli devono riallacciare i rapporti tra loro, ma soprattutto con il padre infermo e con il ricordo della madre morta.  

In questo libro Houellebecq si allontana dal cupo nichilismo dei libri precedenti, e sebbene descriva tragedie e morti varie, in “Annientare” individua nella famiglia e nelle relazioni di coppia la soluzione. Forse non si può salvare la società, ormai irrimediabilmente corrotta (“Il mondo umano gli parve fatto di tante piccole palline di merda egoistiche, senza alcun rapporto tra loro; a volte le palline si agitavano e copulavano a modo loro, ciascuna secondo il suo registro, e ne derivava l’esistenza di nuove palline di merda, ancora più piccole”), ma c’è ancora speranza per il tassello minimo, la coppia guidata dall’amore. È paradigmatico come di fronte all’agonia della morte, l’unica soluzione sia l’amore.

L’entità formata da una coppia [...] resta la principale pratica di manifestazione dell’amore

Alla fine della lettura rimane l’impressione di avere letto un Houellebecq diverso dal solito, meno saggista e più narratore, quasi che tendesse a semplificare la forma per la sostanza e per il messaggio, semmai la letteratura ne debba avere uno.

“Avremmo avuto bisogno di meravigliose menzogne"


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