Roma senza Papa

“Roma senza papa” fu il primo libro pubblicato da Morselli, che diede il via alla sua riscoperta postuma negli anni ’70 da parte di Adelphi. Questo libro, scritto nel 1966, è un’ucronia sul destino del Vaticano in Italia e più in generale sulla Chiesa ambientata poco prima del 2000. È interessante leggere quest’opera a posteriori, per valutare quante delle previsioni futuristiche si sono avverate e com’era immaginato l’avvenire all’epoca.

Il romanzo narra il diario dell’esperienza a Roma di don Walter, un prete svizzero che si trova nella capitale per un colloquio col Papa. Nonostante l’appuntamento sia fissato, esso viene rimandato per circa un anno, e nel tempo trascorso a Roma, scopriamo dalle note del prete le caratteristiche della città e della vita dei prelati.

La situazione è completamente stravolta rispetto a quella attuale: il papato è stato trasferito a Zagarolo, a qualche chilometro da Roma, lasciando a San Pietro solo la funzione di un museo e tutti i romani interdetti da un’assenza così importante. Il Pontefice ha creato attorno alla sua figura un clima rarefatto di sospensione, non parla in pubblico e non si mostra (e in questo si coglie la chiara ispirazione di Paolo Sorrentino per il suo The Young Pope).

Don Walter incontra vari preti, italiani e stranieri, con cui discorre di varie materie religiose, dal culto di Maria alle novità introdotte dagli ultimi pontificati. Scopriamo un mondo in cui i preti possono ammogliarsi e sono quasi obbligati a farlo, in cui gli psichedelici sono consigliati per una maggior vicinanza alla fede e in cui la psicologia freudiana è stata assunta a strumento quasi di culto all’interno della dottrina cattolica.

La visione ucronica di Morselli prevede per la solenne Chiesa una fine malinconica, obbligata a stare sul mercato con le altre religioni, a rilassare precetti dogmatici e a rivoluzionarsi per cercare di attirare più fedeli. La chiave della decadenza è vista sia nelle scelte collegiali che in quelle individuali dei rappresentanti della Chiesa, obbligati a confrontarsi e a conformarsi alle varie dottrine sociologiche, politiche e post-ideologiche.

«la Chiesa volta a volta si è messa contro l'uso del tabacco, la vaccinazione, il parto indolore, gli anticoncettivi, l'eutanasia, e alla fine ha dovuto approvare tutto. Incanalare i fenomeni sociali, non ignorarli o combatterli, questa è sapienza cristiana. [...] Spesso le cose sono dannose perché sono proibite, non sono proibite perché sono dannose. In materia di fede l'autorità religiosa sia severa, in materia di costume indulga.»

“Le aperture socioeconomiche e pacifistiche sono da trent’anni la preoccupazione centrale della Chiesa. Ma non le pare che sia un definitivo mondanizzarsi? Basta dichiarare che interesse supremo (o unico) della Chiesa è di farsi promotrice della pace mondiale, anche se questo significa mettere la Chiesa al livello della Croce Rossa internazionale.”

Alle profezie e alle riflessioni più religiose si contrappongono anche quelle più di costume. L’immaginario di Morselli si tramuta di volta in volta, toccando varie note satiriche; l’autore si immagina Claudio Villa eletto senatore, una Luna partizionata dal conflitto tra Usa e Urss e Jacqueline Kennedy presidentessa degli USA, macchine pensanti e olografie 3D.

Rimasto inascoltato negli anni della sua scrittura, “Roma senza papa” è un libro che con la sensibilità dell’epoca avrebbe anche potuto essere considerato blasfemo. Ad oggi rimane un’ispirata ucronia di un grande scrittore.

“Sei nella città che ha dato al mondo la parola sesso (sexus, da secare). Guardati da questa città corrotta e corruttrice”

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