L'invenzione di Morel

“L’invenzione di Morel”, dell’argentino Adolfo Bioy Casares, può vantare su una frase che conta più di mille recensioni; Borges, suo grande amico, disse: “è il romanzo perfetto”.

 

Il libro racconta le avventure di un fuggiasco senza nome che, per fuggire dalla legge, si rifugia in un’isola deserta credendo di trovarci la salvezza. Quello che dovrebbe essere un atollo privo di vita rivela fin da subito qualche anomalia. Sull’isola sorgono infatti vari insediamenti, edifici sontuosi connessi all’elettricità ma completamente disabitati.

La vita da novello Robinson Crusoe è difficile e impervia, procurarsi il cibo è pericoloso e ci si accontenta delle radici, la notte rappresenta una sfida che si ripete quotidianamente, implica il sopravvivere notturno alle maree. In questo clima di crescenti difficoltà e pericoli il protagonista scorge una novità. Lungo la spiaggia vede una donna che mira il mare e, afflitto dalla sua solitudine, ne rimane subito affascinato. Passano i giorni ma questa presenza si ripete sempre uguale a sé stessa fino a creare un appuntamento fisso per la vita del naufrago. Dopo qualche tempo, il protagonista riesce a scoprire i nomi della donna e del suo misterioso accompagnatore: Faustine e Morel.

I sentimenti del protagonista sono contrastanti: da una parte pensa che i nuovi visitatori siano lì per catturarlo e imprigionarlo, dall’altra, costretto alla povertà e alla solitudine, vorrebbe confrontarsi con altre persone. Tuttavia il desiderio di conforto e amore supera quello della paura e lo conduce ad un tormentoso avvicinarsi alla donna per dichiarare il suo amore.

Il protagonista confessa i suoi sentimenti, ma la donna sembra non vederlo e non sentirlo, rimane indifferente a qualsiasi gesto. A questo punto la solitudine si confonde con la pazzia e il fuggiasco non sa più riconoscere il vero dal falso. Qual è il motivo di quelle persone così distaccate, una discesa nell’abisso della follia o un sogno allucinato procurato da qualche radice.

Ha paura, sembra non riescano o non vogliano vederlo. Teme di essere diventato pazzo o di star vivendo un sogno allucinato da qualche pianta mangiata. Il mistero si infittisce e la soluzione è una clamorosa invenzione di Casares che rivoluziona i pensieri del lettore e del protagonista stesso.

Il libro, seppure breve, rappresenta un gioiello della letteratura sudamericana del ‘900. I temi affrontati sono parecchi, dalla solitudine del fuggiasco al classico amor non corrisposto. La struttura narrativa calibra perfettamente i passaggi di trama e con una rivelazione dopo l’altra conduce il lettore alla fine, rendendolo curioso sui misteri dell’isola.  Una menzione speciale del libro si ritrova nella serie tv Lost, che cita Casares omaggiandolo implicitamente nella sua trama.

Forse la prudente decisione di non sperare è un po’ ridicola. Non aspettarsi nulla nella vita, per non rischiarla; considerarsi morto per non morire. A un tratto tutto questo mi è sembrato un letargo spaventoso, allarmante; voglio che finisca.

 

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