Mosca sulla vodka

“Attenzione! Alle 8 e 16 minuti dal quarto binario parte il treno per Petuski. Ferma a: Serp-i-Molot, Cuchlinka, Reutovo, Zeleznodorozanaja, e poi a tutte le stazioni eccetto Esino.”

Inizia con questo annuncio il viaggio in treno di Venedikt Erofeev da Mosca a Petuski, tratta che dà il titolo al libro (tradotto in italiano con Mosca sulla vodka per via delle frequenti bevute).

 

Erofeev, che si fa personaggio del suo libro, licenziato dal lavoro e obnubilato dal troppo alcool, vaga per Mosca senza orientamento quando decide di andare a Petuski in cerca di una fantomatica donna che spera possa salvarlo dalla sua desolazione.

Inizia il suo viaggio con una sola valigetta, ovviamente colma di alcolici, e tra una fermata e l’altra si dipana la storia: vengono raccontati i giorni inoperosi in ufficio e vengono descritte le discussioni con gli altri passeggeri. Un protagonista fondamentale della storia è sicuramente l’alcool, usato come antidoto al malessere di vivere, conforto per le sofferenze e amico imprescindibile. Vi è addirittura un capitolo nel libro dedicato alla preparazione di tipici cocktail russi.

Il viaggio, oltre ad uno spostamento geografico, rappresenta soprattutto un inferno allucinato nella mente del protagonista. Ci sono visioni parossistiche come, ad esempio, la Sfinge o Satana, che riflettono tutta l’angoscia di Erofeev.

Mosca sulla vodka è un libro iconoclasta e dissacrante, che per colpa delle sue posizioni, è circolato per lungo tempo in Russia sotto forma di samizdat.

Il popolo non può permettersi il manzo, mentre la vodka costa meno del manzo, per questo beve il muzik russo, beve a causa della sua miseria!

Noi tutti siamo come ubriachi, solamente ciascuno a modo suo: uno ha bevuto di più, l’altro di meno. E su ognuno fa un effetto diverso: chi ride in faccia a questo mondo, chi piange sul seno di questo mondo.

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