Il professore e il pazzo

“Il professore e il pazzo” è il racconto di una storia assurda, quasi da romanzo dell’800, distante ed inverosimile da credere. È la storia di un detenuto di un ospedale psichiatrico che aiuta un team di ricercatori di Oxford a redigere il più grande dizionario della lingua inglese mai scritto. Ci credereste? Dovreste perché è una storia vera. 


 Simon Winchester racconta in questo lungo reportage le storie di due uomini: William C. Minor, malato psichiatrico e di James Murray direttore del OED (Oxford English Dictionary). All’apparenza i due uomini sono nettamente differenti. Minor proviene da una colta e ricca famiglia americana, ha un background militare e per colpa di un omicidio si trova in carcere. Murray si è fatto strada nella vita, partendo dal basso ed arrivando da autodidatta a confrontarsi con i più grandi filologi dell’Inghilterra.

Il dottor William C. Minor, capitano e medico nell’esercito degli Stati Uniti, membro orgoglioso e reietto di una delle famiglie più antiche e più in vista del New England, d’ora in poi doveva essere formalmente chiamato in Gran Bretagna con il suo numero di matricola di Broadmoor, il 742, e tenuto sotto custodia permanentemente come pazzo criminale proclamato.

Qual è dunque il legame che li unisce? L’amore per le parole, il puntiglio e la pignoleria del loro metodo di lavoro e l’efficienza delle loro analisi. Tutti questi fattori furono fondamentali per redigere il primo Oxford English Dictionary, opera magna che racchiude la summa della lingua inglese dagli albori fino a fine ‘800.

Il principio informatore dell’OED, quello che lo distingue dalla maggior parte degli altri dizionari, consiste nel rigoroso utilizzo, per illustrare il significato di ogni singola parola della lingua d’inglese, di citazioni tratte da fonti scritte o da altre attestazioni. La ratio soggiacente a questo insolito ed estenuante sistema di redazione e compilazione era allo stesso ardita e semplice: raccogliendo e pubblicando una scelta di citazioni, il dizionario forniva con un altissimo grado di precisione tutta la gamma delle caratteristiche di ogni singola parola. Le citazioni dimostravano esattamente come era stata usata una parola nel corso dei secoli, quali sottili variazioni aveva subito nelle sue sfumature di significato, nell’ortografia o nella pronuncia e, cosa forse ancora più importante, come e più esattamente quando era entrata per la prima volta nella lingua.

Quante citazioni dovevano essere fornite per ciascuna parola? Quante ne servono rispondeva Murray, soprattutto se contesti differenti potevano spiegare differenze di significato o contribuire a illustrare le sottili variazioni nell’uso di una parola specifica.

Il libro è il racconto appassionato delle vite di questi due uomini: ci sono le sofferenze di Minor nel vivere in un manicomio, l’angoscia e il terrore della sua pazzia ma anche la felicità nel sentirsi utile lavorando al dizionario. Non meno protagonista risulta Murray, nella sua tenace volontà di completare un progetto intellettuale mai riuscito prima, capace di non demordere nonostante decenni di duro lavoro.

La lingua inglese veniva parlata e scritta, ma ai tempi di Shakespeare non era definita, non era fissata. Era come l’aria: lo si dava per scontato, questo mezzo di espressione che raccoglieva e definiva tutti i britannici. Ma che cosa fosse esattamente, e quali ne fossero i componenti, non lo sapeva nessuno.

Consiglio “Il professore e il pazzo” a tutti gli appassionati di linguistica, troveranno in esergo a ciascun capitolo delle voci originali dell’OED e apprezzeranno la storia e il travaglio di questa incredibile opera. Ciononostante, consiglio il libro a tutti, a chiunque voglia leggere una storia che sembra quasi una favola, proveniente da un secolo passato. 



 

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