Gli ultimi giorni di Pompeo

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Sono passata molti anni da quando ho letto per la prima volta Trainspotting, con quel libro ho scoperto un grande autore come Welsh che è riuscito a trattare il tema della tossicodipendenza in maniera eccelsa. Poi qualche anno dopo ho scoperto Tondelli con il suo “Altri libertini” e sono rimasto scioccato dalla forza di quella scrittura, che anticipava di parecchi anni quelle tematiche in Italia.

Solo di recente ho scoperto “Gli ultimi giorni di Pompeo” di Andrea Pazienza, un autore che con il linguaggio grafico è riuscito a rendere alla perfezione l’angoscia dell’astinenza e la necessità mentale di una dose per sopravvivere nel mondo degli eroinomani.

Il protagonista, Pompeo, è un autore affermato dipendente dall’eroina. Le sue giornate passano tra le lezioni di grafica e la ricerca costante di una dose per allievare la sofferenza del vivere. Nelle sue peripezie tra le vie di Bologna incontriamo personaggi improbabili e viviamo le sue avventure.

Tra le pagine è costruito un immaginario che mischia molte figure pop, ci sono caricature di Paperino, Topolino, Darth Vader, che servono come riferimenti, per la maggior parte stravolti dal loro contesto originario. Sono strumenti utili per far emergere una sorta di coscienza con cui parlare e infine sballarsi. Non c’è bisogno di parole come in Welsh, la grafica in bianco e nero riesce a rendere con fedeltà l’inquietudine e il tormento del protagonista.

Più si avanti nella lettura, più si sprofonda nell’abisso. Il lettore non vede il protagonista, lo insegue nelle sue fughe verso l’eccesso, con la consapevolezza di essere vicino al limite, e con la curiosità di vedere quale sarà risultato una volta raggiunto.

Pompeo è un’opera da riscoprire, per capire cosa può offrire il linguaggio grafico, che molti faticano ancora ad accettare come letteratura. 

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