Furore

Ascolto consigliato: “The Ghost of Tom Joad” – Bruce Springsteen

Un romanzo di denuncia che strilla con un ardore immutato nonostante sia stata scritto nel 1939. Steinbeck in questo grande romanzo corale racconta le vicende della famiglia Joad in seguito agli avvenimenti della Grande Depressione del 1929.

 

I Joad sono una famiglia di contadini mezzadri che, colpiti dalla povertà della crisi, si ritrovano senza la loro unica fonte di sostentamento, la terra. Ritrovatosi in poco tempo senza la fonte del loro cibo e della dignità da lavoratori, sono obbligati a intraprendere un viaggio, diventare migranti in cerca di sopravvivenza.

La famiglia parte al completo, ci sono i figli irrequieti, gli anziani nonni, Tom il galeotto e i genitori che cercano di condurre tutta la compagine.

La 66 è il sentiero di un popolo in fuga, di chi scappa dalla polvere e dal rattrappirsi delle campagne, dal tuono dei trattori e dal rattrappirsi delle proprietà, dalla lenta invasione del deserto verso il Nord, dai turbinosi venti che arrivano ululando dal Texas, dalle inondazioni che non portano ricchezza alla terra e la depredano di ogni ricchezza residua. Da tutto ciò la gente è in fuga, e si riversa sulla 66 dagli affluenti di strade secondarie, piste di carri e miseri sentieri di campagna. La 66 è la strada madre, la strada della fuga.

Il loro è un viaggio della speranza, che scorre in terre desolate facendo affidamento solo su un vecchio furgone malandato, l’unità della famiglia come collante e i piccoli risparmi che col tempo si assottigliano sempre più. La destinazione è la California, vista come una terra promessa, fiorente e ricca di opportunità.

Il viaggio è un momento catartico: la meta sconosciuta permette di sognare un futuro migliore delle privazioni del passato. Ciò che ci si è lasciato alle spalle è doloroso e difficile da dimenticare: c’è la sofferenza per avere abbandonato la propria terra, le proprie radici, gli oggetti quotidiani rivenduti per pochi spiccioli, le abitudini più semplici. Tuttavia il futuro non è fatto solo di occasioni, ma costellato dall’ignoto, dalla paura di un salto nel buio. Speranza, illusione e sconforto si alternano nei momenti del viaggio, quando si pensa di aver raggiunto una meta si è di nuovo destabilizzati dall’ennesima brutta notizia. L’arrivo non è mai definitivo nella vita, se non nella morte.

Furore non è la storia solo di una famiglia, ma un grande romanzo corale che narra di una migrazione di massa forzata da un’economia crollata. I Joad non sono da soli, incontrano frotte di migranti come loro con cui condividere la povertà e gli stenti della fame repressa. Gli incontri sono caratterizzati da una solidarietà umana tra poveri che hanno condiviso lo stesso destino. Il passaggio tra condurre una vita rispettabile e dignitosa e la sopravvivenza dettata da indigenza e sussistenza è brevissimo e fa paura a tutti.

Se da una parte ci sono i migranti forzati, dall’altra ci sono i coloni, impauriti dalla novità, da quei migranti che vengono a reclamare diritti. L’odio verso il diverso costringe i migranti a vivere in catapecchie ai limiti della città. Poi ci sono i loro aguzzini, che seguendo il motto divide et impera, li costringono uno contro l’altro in una lotta al ribasso per poter lavorare, sopravvivere. Il povero viene deriso e privato di qualsiasi umanità per evitare che si organizzi, che le forze si uniscano insieme.

Nell’Ovest si diffuse il panico di fronte al moltiplicarsi degli emigranti sulle strade. Uomini che avevano proprietà temettero per le loro proprietà. Uomini che non avevano mai conosciuto la fame videro gli occhi degli affamati. Uomini che non avevano mai desiderato niente videro la vampa del desiderio negli occhi degli emigranti. E gli uomini delle città e quelli dei ricchi sobborghi agrari si allearono per difendersi a vicenda; e si convinsero a vicenda che loro erano buoni e che gli invasori erano cattivi, come fa ogni uomo prima di andare a combatterne un altro. Dicevano: Quei maledetti Okie sono sporchi e ignoranti. Sono maniaci sessuali, sono degenerati. Quei maledetti Okie sono ladri. Rubano qualsiasi cosa. Non hanno il senso della proprietà.

E su quest’ultima cosa avevano ragione, perché come può un uomo senza proprietà conoscere l’ansia della proprietà? E i difensori dissero: Sono sporchi, portano malattie. Non possiamo lasciarli entrare nelle scuole. Sono stranieri. Ti piacerebbe veder uscire tua sorella con uno di quelli?

Oltre all’immigrazione in Furore c’è molto di più: la storia è figlia della Grande Depressione, ma ci sono anche analisi economiche, religiose e politiche, come le valutazioni sui sindacati destabilizzatori della società. Furore è un libro attualissimo, emblema delle storture della nostra società, che denuncia la cecità di una società verso i bisogni del prossimo.

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