L'ordine del tempo

 

Ascolto consigliato: Beatles – “The fool on the hill”

“L’ordine del tempo” è un libro sul tempo, dirlo sembra una banalità, ma quanti di voi sono convinti di conoscere cosa si intende per tempo? Lo sapreste definire accuratamente? Immaginarlo fluire nei vari eventi della vostra vita?

 


L’idea che esista un adesso ben definito ovunque nell’universo è quindi un’illusione, un’estrapolazione illegittima della nostra esperienza. È come il punto dove l’arcobaleno tocca la foresta: ci sembra di intravederlo, ma se andiamo a guardare non c’è.

Sembra una domanda da Matrix, ma per chi non mastica quotidianamente matematica e fisica quantistica, Carlo Rovelli prova a spiegare, mantenendosi quasi sempre ad un livello intellegibile, le ultime teorie della fisica sulla concezione del tempo. Il fisico parte dalle teorie quantistiche per distruggere tutti i luoghi comuni che si potrebbero pensare nel definire il tempo: il qui e ora, l’esistenza di un presente definito, lo scorrere identico degli attimi e così via. Nella prima fase del libro ogni idea viene decostruita tramite un’attenta analisi, per poi cercare di ricostruire il concetto di tempo dovuto all’immaginario comune.

Rovelli spiazza il lettore con gli aspetti più controintuitivi delle teorie, spingendoci a ripensare il nostro immaginario e i luoghi comuni sul tempo. La spiegazione potrebbe quasi dirsi pop, con tanto di puffi per spiegare i diversi momenti di una linea temporale.

Se state cercando un’infarinatura delle idee della fisica quantistica, questo è il libro giusto per voi. Ovviamente Rovelli cerca di raggiungere un pubblico più vasto possibile, e di conseguenza in tutto libro è presente solo un’equazione, ritenuta fondamentale dal fisico (il secondo principio della termodinamica).

Quindi alla fine della lettura non si avrà una conoscenza delle teorie, tuttavia si avrà una flebile suggestione, una vaga idea del concetto di tempo o di quello che è rimasto. Rimarranno tanti spunti di riflessione, quasi  discussioni filosofiche, non per niente Rovelli cita Socrate e altri colleghi filosofi per indagare la concezione del tempo nelle varie correnti di pensiero nel corso dei millenni.

Vi lascio un bignami, preso dalle parole dell’autore, che sintetizza estremamente le sue conclusioni.

Il tempo non è unico: c’è una durata diversa per ogni traiettoria; passa a ritmi diversi secondo il luogo e secondo la velocità. Non è orientato: la differenza fra passato e futuro non c’è nelle equazioni elementari del mondo, è un aspetto contingente che appare quando guardiamo le cose trascurando i dettagli; in questa sfocatura il passato dell’universo era in uno stato curiosamente «peculiare». La nozione di «presente» non funziona: nel vasto universo non c’è nulla che possiamo ragionevolmente chiamare «presente». Il sostrato che determina le durate del tempo non è un’entità indipendente, diversa dalle altre che costituiscono il mondo; è un aspetto di un campo dinamico. Questo salta, fluttua, si concretizza solo interagendo e non è definito al di sotto di una scala minima...

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