La scrittura non si insegna

Ascolto consigliato: ACDC – “It's a Long Way to the Top (If You Wanna Rock 'n' Roll)”

Volete diventare scrittori? Conoscere tutti i ferri del mestiere? “La scrittura non si insegna” potrebbe fare per voi. Il titolo controintuitivo è una netta presa di posizione da parte dell’autore, il libro non è un insieme di regolette da mettere in pratica per arrivare al prodotto finito, la letteratura non è matematica, non ci sono formule esatte.


William Faulkner, che non era certo un naïf vista la quantità di tecnica che metteva nei suoi romanzi, a livello sia stilistico, sia strutturale, diceva che se uno scrittore è interessato alle “tecniche” farebbe meglio a darsi alla chirurgia o alla muratura. Non esistono metodi meccanici per scrivere un romanzo, e non esistono scorciatoie. Un giovane scrittore che pensa di poter seguire una teoria è un imbecille

Tuttavia Santoni, forte della sua esperienza in vari corsi di scrittura, propone due semplici regole, che si possono definire quasi comportamentali, atte a creare quei comportamenti da vero scrittore: dieta e disciplina. Con il termine dieta si riferisce alla lettura obbligata di una grande lista di libri (attentamente selezionati), volta a ottenere, per citare Jannacci, l’orecchio da scrittore. Serve leggere dei capolavori per capire cosa si può ottenere con un libro.

insegnare a scrivere: ma che vuol dire? È la traduzione italiana del creative writing americano, ma è una cosa assolutamente sbagliata. E che vuoi imparare? È molto più importante leggere dieci, cento, mille libri, insomma tutta la letteratura, e se uno non impara così, vuol dire che è negato, scrittore non lo sarà mai. Mario Soldati

La prima cosa che va curata, se si vuole scrivere seriamente, è la dieta. Solo nutrendosi di libri buoni si può pensare di produrne uno decoroso. Di più: essendo il campo letterario sterminato, si può pensare di farlo solo nutrendosi del meglio

Oltre alla dieta serve anche la disciplina, l’applicazione, per evitare di cadere nel tranello del bravo ma non si applica. Bisogna scrivere, sbattere la testa contro il muro, provare e riprovare sempre con maggior ostinazione. Un esercizio di scrittura quotidiana è consigliato per affinare la famigliarità con le parole, con i suoni e con le proprie storie.

Tutto qui? Leggere e scrivere? Bhe l’essenziale c’è tutto, ma Santoni si lascia andare anche a qualche consiglio empirico, su cosa è meglio evitare, perché, come sosteneva Carver, nella scrittura si può insegnare soprattutto cosa non fare. Niente luoghi comuni e non lesinare con le revisioni per esempio.

“La scrittura non si insegna” è un ottimo pamphlet, scritto con una scrittura divertente, quasi da chiacchere con amici. Lo consiglio anche a chi non ha ambizioni da scrittore, ci sono liste interessanti di libri da leggere, di riviste culturali e di pratiche sulla pubblicazione in Italia.

Scriveva Buzzati più di ottant’anni fa: «Si può calcolare che in Italia ogni giorno nasca un nuovo scrittore, quando non ne nascono due o tre. Centinaia di persone, delle più diverse categorie sociali, stanno oggi, a quest’ora, pensando intensamente al capolavoro che dovrà aprire loro le vie della gloria. Nessuna preoccupazione, come quella dell’aspirante letterato, è altrettanto acuta, insistente, inguaribile. Con una cieca fede nella propria opera, l’autore ha l’impressione che folle sitibonde attendano il suo romanzo e che a questa rivelazione si opponga, per misteriosi motivi, l’insipienza degli editori, che non sanno neppure badare al loro interesse. Oh, se gli scrittori, prima di sollecitare gli editori, chiudessero i loro scritti in un cassetto e li rileggessero dopo quattro o cinque mesi. Quante delusioni risparmiate, quanti libri inutili e brutti di meno sulle bancarelle». La Lettura, n. 6, 1° giugno 1937.

      ...E scriveva Leopardi quasi duecento anni fa: «Oramai si può dire con verità, massime in Italia, che sono più di numero gli scrittori che i lettori (giacché gran parte degli scrittori non legge, o legge men che non iscrive). Quindi ancora si vegga che gloria si possa oggi sperare in letteratura. In Italia si può dir che chi legge, non legge che per iscrivere; quindi non pensa che a se, ecc». Zibaldone, Pisa, 5 Febbraio 1828

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