La suora giovane

“La suora giovane” è la storia di un amore, declinata nella forza della pazzia contrapposta alla debolezza della ragione in campo amoroso. È la storia di Antonio, un uomo di mezz’età, impiegato nella Torino anni ’50, che si frequenta con Anna, la ragazza con cui da anni rimanda indefinitamente il matrimonio.


Il rapporto con Anna è difficoltoso, si basa più su un’amicizia che sulla passione, infatti i due prolungano l’attesa del matrimonio fino alla futura morte della madre di lei.

In una situazione di eterna attesa si scopre l’inaspettato alla fermata del tram. In piazza Vittorio, tra la nebbia del Po e le colonne dei portici, ogni sera Antonio aspetta alla banchina il tram che lo porta da Anna. Tuttavia, ogni sera, sempre alla stessa ora, trova ad aspettarlo una suora, che lo incuriosisce. I motivi di quest’attrazione sembrano subconsci, Antonio quasi non la vede per la paura di avvicinarsi troppo, ma ciò non gli impedisce ogni giorno di fremere per arrivare alla fermata e poterla rivedere.

Con il tempo Antonio è costretto ad affrontare le sue paure, prendendo coraggio ed affrontando la situazione.

Si troverà costretto ad una doppia vita, da una parte una giovane suora che lo desidera ma dalla cui immagine sacra rifugge, dall’altra il rapporto con la fidanzata Anna, sospeso tra abitudine e convenzioni sociali.

“è questo, innamorarsi? Se è così, cosa significa? Cos’è? Scopro, con stupore, che non ho mai detto “ti amo”. Ecco, arrossisco. Il cervello macina nel vuoto. Perché non ho mai detto “ti amo”? Lo si sente dappertutto, si legge, e allora perché io no? La gente lo dirà davvero?”

“Una grande gioia mi scuote, balza per esplodere, non ho mai avuto tanta ricchezza, non sono mai stato così bene: ma quando questa gioia affiora è mille dolori, mille piaghe. Non riesco a leggere il giornale, non riesco a starmene disteso, non ho un pensiero coerente. Sono le cinque, tra due ore sarò di nuovo sul viale, alla fermata. Guardo le lancette dell’orologio e godo e mi eccito e mi spavento nel vedere i secondi camminare. Sono un povero diavolo, anche questa gioia questa fortuna me lo confermano.”

 

In questo breve romanzo Giovanni Arpino presenta un perenne indeciso, che si lascia trascinare dalla vita, e lo costringe a far i conti con sé stesso ponendolo dinanzi ad una ragazza che brama ed al fardello di una scelta perentoria.

“Non sono mai stato quello che si dice un uomo: ecco la verità. Macché guerra, macché capiuffici, rispetto degli altri, macché esperienza. Non ho mai capito, imparato, osato, ho quarant’anni e non so decidere né cogliere le cose con la forza che esse hanno. La vita è corsa via senza lasciarmi niente di vero. Mi sono sempre nascosto.”

Lo stile del romanzo può ricordare “Un amore” di Buzzati, anche se a parte le differenze stilistiche dovuto ad un uso meno frequente del flusso di coscienza, l’Antonio di Arpino si innamora di una suora, mentre l’Antonio di Buzzati si innamora di una prostituta.

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