Serotonina

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 “Serotonina” è l’ultimo libro pubblicato da Michel Houellebecq. Anche con questo romanzo lo scrittore francese non si risparmia e con il suo disincantato cinismo racconta la storia della caduta in depressione di un uomo di mezz’età.

 

Gli ingredienti ci sono tutti, un po’ come in tutti i libri del francese, il protagonista, Florent-Claude Labrouste, è un uomo di mezza età, piuttosto benestante che, ad un certo punto della sua vita, si ritrova in una situazione di stallo, senza più felicità residua da richiedere alla vita. Le scintille della sua depressione sono molte: innanzitutto la scoperta dell’infelicità nella sua relazione sentimentale, una giovane giapponese che tratta con sufficienza. Il lavoro rappresenta un altro fattore scatenante, dopo una vita da tecnico per il Ministero dell’Agricoltura, si accorge di non aver combinato nulla e di aver tradito i suoi ideali da studente di agraria.

 Eccomi lì, uomo occidentale nella sua età di mezzo, al riparo dal bisogno per qualche anno, senza parenti né amici, privo sia di oggetti personali sia di veri interessi, profondamente deluso dalla sua vita professionale precedente, avendo affrontato sul piano sentimentale esperienze diverse ma che avevano in comune il fatto di interrompersi, privo in fondo sia di motivi per vivere sia di motivi per morire.

Florent decide di sparire dalla vita normale, lasciando alle sue spalle tutte le convenzioni sociali e tutte le relazioni, passa le sue giornate in un limbo di attimi di vita sfuggiti. L’unica ancora a cui si attacca sono gli hotel senza rilevatori di fumo, estremo rimedio per suggellare la sua solitudine dietro ad una sigaretta.

La depressione di una vita sprecata lo affligge, così decide di ripercorrere i suoi momenti felici per passare il tempo. La depressione acuta causata dalla consapevolezza di aver fallito nella vita e l’inesorabile avvicinarsi della vecchiaia – condizione resa ancora più arcigna dall’impotenza sessuale – spingono il protagonista a ripercorrere in maniera tanto nostalgica quanto meschina le storie d’amore più importanti della sua vita.

Si tratta quasi sempre di epifanie negative, momenti che avrebbero potuto essere cruciali, che avrebbero potuto portare felicità e invece hanno portato solo tristezza e solitudine. Dalla morte dei genitori, alle due compagne abbandonate per inesperienza o sciatteria della relazione.

La depressione è combattuta grazie all’assunzione di un antidepressivo, il Captorix, che a fronte della produzione di serotonina, inibisce quella di testosterone, producendo una gravosa impotenza.

Mantenevo la disperazione a un livello accettabile, si può vivere essendo disperati, in fondo la maggior parte delle persone vive così, magari ogni tanto si chiede se può lasciarsi andare a una ventata di speranza, o meglio si pone l’interrogativo per poi rispondere negativamente. Tuttavia insistono, ed è uno spettacolo toccante.

Il libro è una lenta ed inesorabile caduta verso l’Inferno, tra disillusioni e un cinismo portato al parossismo. Houellebecq se la prende con tutti, molto probabilmente per dare scandalo è costretto a tirare il tiro sempre più in alto. Il libro è farcito da tratti misogini, cliché omofobi e razzisti, che servono, non tanto ai fini della trama, ma forse a consolidare la fama da ex-enfant terrible del francese.

Il libro permette anche di alimentare la fama da “profeta” dello scrittore, in quanto in uno dei passaggi narrativi annuncia la rivolta di alcuni agricoltori contro lo stato centrale e l’Unione Europea, gesto che con il segno di poi, è stato paragonato ad una sorta di premonizione dei gilet gialli.

Serotonina è un libro sulla depressione che con tratti nichilisti si interroga sull’esistenza dell’uomo e su come raggiungere la felicità quando tutto ci sfugge. Non sembra niente di innovativo nel panorama letterario e neanche per Houellebecq stesso, ma è un libro che si lascia leggere agevolmente, a meno di lasciarsi scandalizzare facilmente e cader quindi preda dell’obiettivo del francese.

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