Questa è l'America

Ascolto consigliato: James Brown – “Living in America”

L’America spiegata bene, potrebbe essere un titolo alternativo del libro di Francesco Costa, vicedirettore del Post. Riprendendo lo stile del giornale online e della newsletter/podcast (Da Costa a Costa), il giornalista ci racconta un po’ l’America, partendo dalla convinzione di andare un po’ più a fondo dei banali luoghi comuni presenti nel nostro immaginario.



L’influenza statunitense nei nostri consumi è così gigantesca e longeva – e tanto sono grandi la nostra cultura da bar e il nostro bisogno di mostrare quanto la sappiamo lunga – che pensiamo di conoscere bene l’America quando in realtà, nella gran parte dei casi, la nostra idea è un impasto di luoghi comuni e poche informazioni concrete.

A problemi complessi difficilmente corrispondono soluzioni semplici, di conseguenza il problema della narrazione di uno stato così enorme deve partire da qualche pezzo, qualche causa per poi unire i pezzi e ottenere il puzzle completo. Il libro è scritto proprio secondo quest’ottica, si parte da situazioni piccole che si emergono ad esempi chiari dei concetti chiave, utili per acquisire la visione d’insieme.

Gli spunti di discussione sono molteplici e soprattutto di impatto, in quanto poco raccontati o poco conosciuti al grande pubblico, fermo ai luoghi comuni perpetrati dalle produzioni hollywoodiane. Si passa dal raccontare la grave situazione di dipendenza da farmaci antidolorifici presente in America, causa di innumerevoli morti, fino alle leggi sul valore delle proprietà immobiliari di San Francisco che rendono la città una delle più care al mondo dove comprare casa, con tutte le conseguenze del caso.

Dal 1999 al 2018 quasi 800.000 persone negli Stati Uniti sono morte per overdose; la grandissima parte per overdose da oppiacei. Soltanto nel 2017 i morti sono stati 70.237, il doppio di dieci anni prima: circa centonovanta ogni giorno, otto per ogni ora, una ogni sette minuti. Dieci volte il numero totale dei soldati caduti in Iraq e in Afghanistan dal 2001 a oggi, più di tutti i soldati morti in Vietnam, Iraq e Afghanistan messi insieme.

Oltre ai temi più isolati, la narrazione si concentra anche nel cercare di smontare alcuni luoghi comuni sul mondo americano, come ad esempio il grande mito delle armi.

Crediamo che gli statunitensi siano tutti armati fino ai denti – ci sono effettivamente più armi che persone – ma non sappiamo che la metà delle armi in circolazione in America è posseduta dal 3 per cento della popolazione.

La questione viene affrontata da lontano, dalle cavalcate nel Far West che hanno definito un immaginario comune, in cui le armi rappresentavano una chiave d’esistenza, che si è diramata nella cultura americana con lobby molto efficaci.

Una delle questioni che più mi ha colpito è quando l’autore è tornato a giocare in casa, nel campo a lui congeniale della politica e dei suoi effetti. Partendo dalla guerra d’Indipendenza e da quella di Secessione, in America si è originato un malessere collettivo verso il governo federale, visto come uno dei grandi mali ricorrenti della politica comune.

il governo federale è diventato per molti sinonimo di inefficienza e sprechi, oltre che di arroganza e invadenza. Questo sentimento di ostilità, che è forte soprattutto nella destra, coinvolge anche ogni genere di programma federale di welfare

La parte sulla politica, la più estesa del libro, spiega molte sfumature dell’ideologia americana. Si passa dai sistemi di voto di Camera e Senato, che racchiudono la spiegazione del fenomeno del gerrymandering (la pratica di disegnare strumentalmente i confini dei collegi in modo da influenzare il risultato delle elezioni), fino alla narrazione dell’evoluzione del dibattito politico degli ultimi 40 anni tra repubblicani e democratici.

Ci sono tre cose a cui i media sono interessati: immagini, errori e attacchi. Se fai politica, quindi, questo è l’unico modo per far sì che i media si occupino di te: evita gli errori, riforniscili di immagini, e soprattutto attacca. È la teoria della buca dell’orchestra. Ci sono due candidati sul palco di un teatro. Uno dice che ha la soluzione per la pace in Medio Oriente. L’altro cade nella buca dell’orchestra. Chi dei due sarà il protagonista dei telegiornali della sera

Il libro nel complesso è veramente molto utile per cominciare ad approfondire la conoscenza odierna sull’America. La scrittura semplice e rigorosa dell’autore permette al lettore di stare dietro alla lunga e lucida analisi delle varie dinamiche trattate. Ogni problema è sviscerato e “spiegato bene”.

Per chi, alla fine della lettura, non è ancora sazio, consiglio vivamente di recuperare il podcast e di fare un’abbuffata di cultura americana.

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