La zona d'interesse

Di storie che hanno tratto spunto dal tema del nazismo ce ne sono molte, dalle testimonianze, fino alle distorsioni, come ad esempio “La svastica sul sole” di Dick o il film di Tarantino.


Tuttavia “La zona d'interesse” riesce a mostrare una sfumatura diversa da quella della classica narrazione del nazismo. Il punto di vista non è quello degli ebrei, ma quello dei nazisti, rappresentati nelle loro fragilità e illusioni di persone normali.

È chiaro che per pensare di scrivere un libro del genere serve coraggio e soprattutto la voglia di mettere a disagio il lettore, per spingerlo a ragionare. Martin Amis non si tira indietro e provoca il lettore, utilizzando una narrazione in prima persona, costringendo il lettore a immedesimarsi nei pensieri dei protagonisti.

Il libro racconta le vicende intrecciate di tre protagonisti.

Angelus ‘Golo’ Thomsen è un funzionario raccomandato dal regime, che si occupa della creazione, nel campo di concentramento, di una fabbrica per la lavorazione della gomma. Paul Doll è il gerarca che controlla il campo di detenzione, aspetta i detenuti alla stazione del treno e li smista ai vari capannoni. Infine c’è Szmul, un ebreo che viene obbligato da Doll ad investigare i corpi dei deceduti alla ricerca di denti d’oro e altri oggetti rilevanti.

Il libro porta quasi in secondo piano le narrazioni degli eventi storici della guerra, come ad esempio la campagna di Russia, per concentrarsi sui personaggi. Thomsen è un inguaribile sciupafemmine e si infatua di Hanna, la moglie di Doll. Cerca di approcciarla, senza creare scalpore, e dopo i primi incontri scopre in lei l’odio verso il marito, mai amato veramente. Doll insofferente alla moglie a cui non riesce a mostrare la propria virilità si sfoga sui detenuti, esacerbando tutta la sua rabbia repressa nei maltrattamenti e nell’alcool.

Ma proprio non accetto di essere diventato meno bravo a ingannare gli sfollati. Quello che è successo è che loro sono diventati più bravi a non farsi abbindolare. E (ora che ci penso) è facile capire perché. Sì, è una difficoltà che avremmo dovuto prevedere – ma non si finisce mai di imparare. I membri delle comunità interessate tirano le loro conclusioni a partire da un’ovvia e irrefutabile verità: Nessuno È Mai Tornato Indietro. Per cui hanno fatto 2 più 2 e noi ci siamo giocati il «fattore sorpresa»… D’accordo, cercherò di formularlo diversamente: per quanto concerne quello che aspetta questi «coloni» nei territori orientali, abbiamo perso il vantaggio di non essere credibili. La risorsa determinante di essere al di là del credibile.

È un gioco a tre giocatori questo strano ménage à trois, tra i due amanti che cercano di non farsi scoprire e il marito che grazie alla sua rete di spie sa ma deve soggiacere al volere della moglie.

Nel libro sono rappresentati gli impulsi carnali e le debolezze dell’essere umano, trasformate in ossessioni tali da mettere in secondo piano la trama storica.

Il libro è narrato in prima persona dai protagonisti, non c’è nessun giudizio dell’autore se non quello di mostrare i nazisti per quello che erano: ci sono gli orrori del campo come il fumo acre che appesta l’aria e i calcoli per la quantità esatta di corpi da processare. L’assurdità delle vicende è conosciuta anche ad alcuni protagonisti, che la esprimono solamente nei loro pensieri, dalle teorie razziali fino alle questioni di sangue cosmico.

Senti, non difenderò l’idea nel merito. Ovvio. Come potrei? – Non potresti, certo. Non sei uno scienziato. – Non sono scientificamente qualificato. D’altra parte conosco i miei polli, Neffe. E non è la teoria che conta. È chi ci crede.

 

Se quella che stiamo facendo è una cosa buona, perché ha un odore così pervicacemente cattivo? Sulla rampa, la sera, perché avvertiamo quell’incontrovertibile bisogno di ubriacarci brutalmente? Perché abbiamo fatto ribollire e sfrigolare il prato? […] Perché i pazzi, e solo i pazzi, qui sembrano trovarsi bene? Perché qui il concepimento e la gestazione non promettono nuova vita ma morte sicura per madre e figlio? Perché facciamo diventare marrone la neve? Perché facciamo questo? Rendere la neve simile a merda d’angelo? Perché facciamo questo?

Il libro ha suscitato parecchio clamore, venendo addirittura rifiutato dall’editore tedesco di Amis. Non è un romanzo che giustifica i nazisti o che manca di rispetto ai morti. È un romanzo sull’essere umano, sui suoi impulsi e sulle sue contraddizioni.

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