Camere separate

Ascolto consigliato Lucio Battisti – “Aver Paura Di Innamorarsi Troppo”

 “Camere separate” è un romanzo intimo e toccante, uno di quelli in cui l’autore mette letteralmente a nudo i sentimenti e si esprime con la massima forza comunicativa. È un libro distante dalla poetica espressa in “Altri libertini”, più sobrio e meno folcloristico.


Il libro è basato sui ricordi di Leo, un giovane scrittore emiliano omossessuale, che dopo la tragica morte del suo compagno Thomas si trova ad elaborare il lutto di un amore di cui non riesce ad accettare la fine.

Nei lunghi flashback lo scrittore ci presenta la sua storia amorosa: aveva conosciuto Thomas ad una festa e subito era scattata la scintilla del loro amore.

Né lui né Thomas avevano modi femminili. Né l’uno né l’altro rientravano nei luoghi comuni sull’omosessualità. Non erano teatrali, non erano sgargianti, non facevano chiasso, non erano volgari, non parlavano continuamente di sesso. Erano indefinibili e questo creava maggior imbarazzo.

 La felicità della loro relazione viene espressa dalla sintonia con cui i due amanti si intendono e si completano a vicenda.

Abbiamo bisogno di tempo. Di mettere tempo fra noi. Di vivere insieme, di viaggiare insieme, perché il nostro pensiero riconosca istintivamente l’altro; e lo riconosca come una presenza automatica di consuetudine e di affetto. Abbiamo bisogno di molto tempo per accettare la brutalità del fatto di non essere più soli

 Tuttavia nonostante la loro chimica, tra i due nascono degli attriti per via della loro storia a distanza; i continui viaggi di Leo e la vita in Germania pongono in difficoltà la loro relazione, sebbene Leo si trovi a suo agio in questa solitudine guadagnata e solidamente difesa.

Sapeva, fin dall’inizio, che mai lui avrebbe potuto essere “tutto”. Per questo chiamava il loro amore “camere separate”. Lui viveva il contatto con Thomas come sapendo, intimamente, che prima o poi si sarebbero lasciati. La separazione era una forza costitutiva della loro relazione e ne faceva parte analogamente all’idea di attrazione, di crescita, di desiderio sessuale. Era una consapevolezza che se non impediva l’abbandono, lo rendeva più umano.

 Il loro amore era stato definito “camere separate”, grazie alla distanza che Leo imponeva a Thomas. La distanza può essere un rimedio capace di prevenire eventuali problematiche, non si può litigare se non ci si vede, un baluardo in difesa delle proprie libertà, contro una definizione dogmatica di una coppia. È una difesa al diritto alla propria solitudine e al volersi sentire diverso, impossibile da ottenere se si condivide tutto sé stesso con altri.

La difesa del suo credo spinge Leo a separarsi gradualmente da Thomas, fino alla tragica morte, in cui le loro camere metaforicamente si riuniscono. L’elaborazione del lutto, uno dei temi fondamentali del libro, rappresenta una fase drammatica della vita di Leo.

Non si sono ancora parlati. Le parole non sono contemplate in questo momento per entrambi primordiale, arcaico, in cui la vita chiama la vita attraverso la più profonda energia della specie. Le parole, nella loro sofisticatezza biologica, potrebbero solo confondere un momento che non si esprime attraverso alcun linguaggio se non quello, ficcato nel più profondo della corteccia cerebrale, della lotta per la vita

Il dolore della perdita spinge Leo in un lungo pellegrinaggio alla ricerca di un futuro che cancelli i ricordi troppo dolorosi. Viaggiare all’estero, vedere paesi nuovi, conoscere nuove persone, niente sembra avere effetto nel contrastare il dolore. I ricordi di una relazione florida tormentano Leo, che spinge caparbiamente a conservarsi le sue memorie e a non dimenticare, quasi a voler rivivere all’infinito quei momenti di felicità.

Non era più un ragazzo. Aveva voluto chiedere e cercare di capire e, sferzato da questo bisogno, si era spinto troppo lontano. Aveva viaggiato fino alle soglie dell’abisso per tornarsene completamente sconfitto, senza più certezze, senza risposte, ma ormai anche senza più domande. Avrebbe dovuto ricostruirsi, giorno dopo giorno, re-imparare in un modo diverso tutto quanto sapeva poiché l’assurdità aveva cancellato in lui le tracce del passato. Era, in un certo senso, una persona nuova; o forse era semplicemente morto un Leo e ne era nato uno diverso.

 La lunga fase di elaborazione del lutto spinge Leo ad accorgersi di essere carnefice di sé stesso nel far perdurare il dolore, quasi a volersi crogiolare all’interno. La consapevolezza di non voler procedere con la propria vita lo spinge tuttavia a riconoscere il suo status e a definire una sorta di autocondanna alla solitudine e alla separazione.

La solitudine è questa situazione un po’ buffa, un po’ ridicola, un po’ aggressiva di un uomo seduto al tavolo di un ristorante turistico: l’immagine di una persona incompleta, tanto goffa da sembrare stupida o arrogante. Leo deve incominciare a difendere questa sua solitudine. Non deve permettere che gli altri lo vedano come un atomo dalle valenze aperte, come qualcuno immiserito dalla mancanza di un compagno, di un amico, di un amore.

“Camere separate” è un romanzo capace di esprimere emozioni, in cui Tondelli riesce, grazie ad una scrittura superba, a far provare al lettore la sofferenza e la tristezza del lutto di una persona amata.

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