Il teatro di Sabbath


La maggior parte degli uomini deve sistemare le scopate attorno ai bordi di quelle che definisce faccende più importanti: far soldi, potere, politica, moda e Dio solo sa cos'altro...lo sci. Ma Sabbath si era semplificato la vita e aveva sistemato tutto il resto attorno alle scopate

Philip Roth con “Il teatro di Sabbath” porta all’estremo la sua scrittura, crea un personaggio, Mickey Sabbath, che usa per parlare senza remore di vita, sesso e morte.



Sabbath è un ex burattinaio sessantaquattrenne, impedito nel lavoro da una artrite alle mani e cosa più importante erotomane estremo. È il 1994 e Sabbath vive a Madamaska Falls, un paesino rurale del New England. Vive con la seconda moglie Roseanna, facendo il mantenuto e pensando costantemente alle sue amanti. Anni prima ha insegnato tecnica teatrale in un college ma è stato costretto alle dimissioni a causa di uno scandalo sessuale con una studentessa. Tutto il paese lo considera un anziano pervertito e la moglie lo sopporta a malapena solo grazie ai mille incontri che fa con gli alcolisti anonimi.
La vera vita di Sabbath non è quella famigliare ma quella adulterina. Infatti Mickey trattiene da 14 anni una relazione con Drenka, l’amante croata con cui si concede ogni fantasia sessuale. La loro passione è senza limiti, arriva fino a coinvolgere altre persone.

“niente lo eccitava o lo divertiva di più che ascoltare, con tutti i particolari, le storie della sua seconda vita. Anzi, la terza, perché la seconda era lui”

Il romanzo inizia con la morte, Drenka muore improvvisamente di tumore e Sabbath si trova solo. Senza la sua routine quotidiana di trasgressioni si sente perso, non ha più una valvola di sfogo per la sua libido. Si trova di nuovo solo e ripensa alla sua vita. Da giovane ha viaggiato nel mondo per scoprirlo e per conoscersi. Si è fermato a New York dove ha portato il suo audace e provocatore Teatro delle marionette che ha dato scandalo e gli ha regalato un certo successo. La sua vita è un susseguirsi di delusioni. Da giovane si è sposato una prima volta con Nikki, sua complice nel teatro. Dopo qualche anno di vita, scopre di essere stato abbandonato mentre tradiva la moglie con la sua futura compagna Roseanna.
Sabbath deve fare i conti anche con la sua vita famigliare: il fratello è stato ucciso dai giapponesi nel 1944 in guerra, la madre ne è rimasta traumatizzata non riuscendo più a parlarne e lui è cresciuto in questo clima di disperazione. Un’altra morte, quella di un suo vecchio amico, lo fa decidere a lasciare Roseanna per dirigersi a New York per il funerale e per organizzare il proprio suicidio, l’ultimo spettacolo del suo teatro.
Ma riuscirà nel suo intento o le sue passioni lo fermeranno, costringendolo a peccare nuovamente? Ripensando alla sua vita, pensa a quale lapide gli piacerebbe avere, per dare scandalo ancora una volta.
Morris Sabbath "Mickey" Amato Puttaniere, Seduttore, Sodomizzatore e Sfruttatore di Donne, Distruttore della Morale, Corruttore della Gioventù, Uxoricida Suicida 1929 – 1994

Sabbath è un personaggio meschino, blasfemo, dissacratore, disgustoso, depravato, irriverente e sicuramente anticonvenzionale. Roth lo mette a nudo, metaforicamente e non, lo fa parlare di sesso, sembra tutto basato su quello, quando all’improvviso il lettore si accorge che il vero protagonista del libro è la morte, giusto contraltare del sesso e della vitalità.
Sabbath è un burattinaio che non è mai riuscito a controllare la sua vita, è perseguitato dai fantasmi di morti che lo hanno toccato e per risposta diventa sprezzante della vita e degli uomini, dei suoi amici e del suo lavoro. Di sé stesso. Vorrebbe forse morire. Suicidarsi magari. In realtà tutte le sue perversioni sessuali non sono che un segno della vitalità che desidera per esorcizzare la morte; tutto il suo odio e la voglia di distruzione della felicità altrui non sono che il disperato tentativo di razionalizzare la sua perdita.
Roth usa Sabbath per scandagliare in profondità l’animo umano, mostrando senza mezzi termini le ossessioni e le sofferenze. “Il teatro di Sabbath” è un libro che esamina il dolore passato, la sua incisività nella vita di ognuno, la paura della vecchiaia che conduce alla morte, il termine della giovinezza e della sessualità esuberante e vitale che cerca di essere forzatamente tenuta in vita per allontanare la fine che si presagisce imminente.

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