Con “I ragazzi della Nickel” Colson Whitehead decide, dopo il successo
ottenuto con “La ferrovia sotterranea”, di raccontare un altro episodio della
storia americana. Il libro, ambientato negli anni ’60, racconta la vita di
alcuni giovani ragazzi all’interno di un riformatorio, la Nickel.
Il protagonista è Elwood, un giovane orfano cresciuto con la nonna.
Elwood è un ragazzo di colore che cresce con il mito di Martin Luther King,
ripetendo a memoria i suoi discorsi come fossero dei mantra. Destinato ad
andare a studiare al college, per via di un malinteso viene accusato di furto e
spedito a scontare la sua pena nel riformatorio della Nickel.
In questo nuovo mondo Elwood si trova inizialmente a disagio. Lui è
diverso e non solo per il colore della pelle. Convinto di dover rimanere solo
per poco tempo nella scuola, cerca di studiare ma scopre ben presto che la
didattica non rappresenta l’obiettivo principale della Nickel. I ragazzi sono
impegnati quotidianamente con lavori nei campi e nella stamperia, le lezioni
rappresentano solo una pausa tra un incarico e l’altro. Il disagio maggiore
rappresenta la convivenza con gli altri ragazzi, che a differenza sua hanno per
la maggior parte un passato problematico. La sua gentilezza e la sua ingenuità
devono lasciare posto alla paura dei responsabili e alle dinamiche gerarchiche
tra i vari ragazzi. Inoltre, essendo negli anni ’60, è ancora palese la
divisione razziale. I ragazzi di colore vivono separati dai bianchi. Tuttavia
quest’aspetto non rappresenta la parte peggior della scuola: l’acredine della
Nickel colpisce tutti i ragazzi, a prescindere dal colore della pelle, tutti
devono vivere nella paura.
Il metodo formativo della Nickel prevede duro lavoro e sacrifici.
Questi aspetti educativi sono solo di facciata. Ad ogni disobbedienza
corrisponde una punizione corporale, variabilmente pesante a seconda della
gravità della colpa. I ragazzi temono il capanno delle cinghiate, sono a
conoscenza del cimitero pubblico della scuola e anche di un cimitero segreto,
riservato ai casi più eclatanti. La violenza è quotidiana, si respira sempre
nell’aria, pende come una spada di Damocle ed è pronta a cadere all’improvviso.
La tortura più emblematica e suggestiva è rappresentata dall’assenza di muri
lungo il perimetro della scuola. Non servono barriere perché non si può
scappare, la prigione è mentale prima che fisica.
Le violenze fisiche hanno anche conseguenze psicologiche, i ragazzi
perdono la loro innocenza a causa di questi metodi coercitivi, rimanendo
segnati a vita. Il libro è ambientato su due piani temporali, il passato e il
presente. La contrapposizione serve a vedere gli effetti della Nickel su questi
ragazzi, traumatizzati e spaventati anche nel presente nonostante gli anni e la
chiusura della scuola. Elwood si ritrova ad affrontare tutte queste
problematiche e solo l’amicizia con Turner può sostenerlo nella sua
maturazione. Più che romanzo di formazione penso sia più adatto parlare di
sopravvivenza.
Whitehead scrive un ottimo romanzo, riuscendo a sintetizzare in poco
più di 200 pagine una vita drammatica. Alla fine della storia, per chi non lo
sapesse, lo scrittore afferma di essersi ispirato ad una vicenda storica reale.
Quest’ultima rivelazione lascia ancora più interdetti, sapere la verità dà
maggior pregio al libro e allo scrittore che si è preso il compito di
raccontare e denunciare questa realtà.
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