Moses Herzog è il protagonista
di Herzog, libro del 1964 di Saul Bellow.
Il libro è scandito e
inevitabilmente caratterizzato dal suo protagonista e dalle sue lettere.
Herzog, infatti, è un professore umanistico che, dopo il fallimento del suo
secondo matrimonio, si ritrova in una crisi di mezz’età, deluso dagli affetti,
dal lavoro e in lotta con il mondo intero.
La sua rabbia mista ad
afflizione si riversa nella miriade di lettere che scrive ad amici, colleghi e
personaggi famosi. Tutte queste lettere sono caratterizzate da alcuni fattori:
l’astio, la voglia di rivalsa, di diatriba che le colora e dal fatto di non
essere mai inviate.
“Se sono matto,
per me va benissimo, pensò Moses Herzog. C’era della gente che pensava che
fosse toccato, e per qualche tempo persino lui l’aveva dubitato. Ma adesso,
benché continuasse a comportarsi in maniera un po’ stramba, si sentiva pieno di
fiducia, allegro, lucido e forte. Gli pareva d’essere stregato, e scriveva
lettere alla gente più impensata”.
Moses è in un momento di sbando
della sua vita. Madelaine, la sua seconda moglie, lo ha abbandonato, privandolo
della figlia, tradendolo con l’amico Valentino e allontanandolo forzatamente in
combutta con il suo avvocato e il suo psichiatra. Logorato da questa situazione,
ripercorre all’indietro la sua vita per capire gli eventi che lo hanno
trascinato a picco.
Dopo il divorzio dalla prima
moglie, Moses si infatua di Madelaine, donna intellettuale e procace, che lo
abbaglia con la sua bellezza. Spinto dalla voglia di scrivere un grande
trattato umanistico sul Romanticismo si isola con la famiglia e va a vivere in
campagna. In questo clima di emarginazione forzata, gli unici amici sono
Valentino e la moglie, coppia cui provvede personalmente per quanto possibile.
Proprio dall’amico Valentino
arriva il tradimento, che immagina ordito da Madelaine.
Moses si rammarica della sua
vita, ma non ha fatto nulla per non farla deragliare. Infatti anche lui ha
avuto numerose amanti, tra cui Ramona, la procace donna che cerca di
convincerlo a sposarsi nuovamente.
In guerra con il mondo, in cerca
di riconquistare i figli, un’identità personale e lavorativa, Moses è un
antieroe moderno, voglioso di migliorare ma consapevole di non fare nulla per
meritarselo. Bellow dipinge un approfondimento psicologico caleidoscopico del
protagonista, ritraendone mille sfumature.
Herzog si inoltra in percorsi metafisici di isolamento sociale che
trascendono la natura, inseguendo amici, morti o personaggi celebri sfociando
in un’introspezione vertiginosa dell’animo umano. Le disgressioni permesse dai
flussi di coscienza e dalle forme epistolari si amalgamano con una terza
persona descrittiva, producendo un ritmo narrativo incredibile.
Herzog deve capire le sue indecisioni, affrontarle e superarle per
riconciliarsi con le ombre del vivere quotidiano.
“Herzog rifletteva
su come stavano le faccende: cado sugli spini della vita, sanguino. E poi? Cado
sugli spini della vita, sanguino. E dopo? Mi faccio portare a letto, mi prendo
una breve vacanza, ma dopo pochissimo tempo ricado su quegli stessi spini,
compiacendomi del dolore, o soffrendo di gioia – e vattelappesca qual è la
combinazione di queste cose! Che cosa c’è di buono, che bene duraturo c’è in
me? Non c’è dunque altro fra la nascita e la morte che quello che riesco a
tirar fuori da questa perversità – solo un bilancio attivo di emozioni
disordinate? Niente libertà? Solamente impulsi? E allora, tutto il bene che ho
nel cuore – non significa niente, dunque? È solo una presa in giro? Una falsa
speranza che fa provare a un uomo l’illusione del valore? Così lui va avanti e
continua a battersi. Ma questo bene non è fasullo. Io lo so che non è fasullo.
Lo giuro.”
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