Dissipatio H.G.


Il protagonista di “Dissipatio H.G.” è un signore di quasi 40 anni, che decide di suicidarsi per insofferenza verso la vita e verso gli umani. La sua inquietudine verso le altre persone lo aveva spinto a vivere in una quasi totale solitudine, rifugiandosi in montagna, lontano dai fastidi della città di provenienza, quella che lui battezza Crisopoli, città dell’oro, per via del numero di banche presenti.

Il protagonista prende la sua decisione irrevocabile, suicidarsi la notte del suo quarantesimo compleanno. Per farlo sceglie una via impervia, l’annegamento in un laghetto situato dentro una grotta, un luogo nascosto, difficile da raggiungere, per dare l’idea di essere sparito nel nulla. Arrivato al momento fatidico, con una bottiglia di cognac in mano, ci ripensa e torna a casa riaddormentandosi. Il giorno dopo comincia a uscire e si accorge di essere solo, una totale solitudine causata dallo svanimento di qualsiasi altro essere umano.

“Sto in piedi davanti alla porta a vetri, e mi dico: sino a ieri il mondo era disabitato. Ma in maniera sopportabile, come un appartamento i cui proprietari sono in vacanza. Oggi è un sepolcro, spalancato e vuoto. Con le sentinelle romane in preda al deliquio. Anzi, una sentinella. Mi chiedo che cosa fare. Dove nascondermi, dove andare a rifugiarmi. A casa non ci torno, non è possibile. E qua dentro non resto. Qua c’erano sessanta, settanta persone, e sono morte, ora non c’è più dubbio. Ognuna di queste camere qua sopra è una camera mortuaria. Ma fuori è lo stesso, mi rispondo. Ogni casa, ogni camera è un cataletto. Fuori, la natura continua. Con le sue manifestazioni solite: la pioggia, che ora si sta trasformando in nevischio, e la strada principia a imbiancarsi. Questo è naturale, è di questa terra.

Nonostante il suo stato già alterato in partenza, cerca di ragionare, di trovare una soluzione razionale per questa sparizione di massa. Si sposta, va in altri paesi, chiama i pochi conoscenti e alcuni sconosciuti in ogni parte del mondo. Non ottiene mai risposta, è solo.
Si ritrova ad essere l’ultimo superstite della razza umana, lui voleva scomparire e alla fine sono scomparsi misteriosamente tutti gli altri. 

“C’è una mia vecchia lettura, un testo di Giamblico che ho avuto sott’occhio non ricordo per che ricerca. Parlava della fine della specie e s’intitolava Dissipatio Humani Generis. Dissipazione non in senso morale. La versione che ricordo era in latino, e nella tarda latinità pare che dissipatio valesse evaporazione, nebulizzazione, o qualcosa di ugualmente fisico, e Giamblico accennava nella sua descrizione appunto a un fatale fenomeno di questo tipo.”

Il suo percorso di comprensione della nuova realtà è fatto da lunghi monologhi sulla sua vita passata e considerazioni sul suo futuro. Si scopre che è un malato psichico che ha avuto in passato diversi ricoveri in clinica.
Durante i periodi di ricovero l’unico con cui aveva stretto amicizia è il dottor Karpinksy, che era riuscito ad avvinarsi a lui promettendogli una futura guarigione dalle sue nevrosi.
Morselli per tutto il romanzo lascia il lettore con una domanda: il protagonista è vivo e quello che sta succedendo è reale, oppure è tutta una finzione successiva al suo suicidio? Lo stesso protagonista si interroga a riguardo. È il prescelto della specie umana, salvato dall’evaporazione, o è l’escluso, il reietto che non merita la salvezza? Sta vivendo un’esperienza di vita o di morte?
Quello di cui si rende conto è la centralità della natura nella vita, nonostante tutti gli umani siano spariti, la vita va avanti, gli animali continuano ad esistere.

“La fine del mondo? Uno degli scherzi dell’antropocentrismo: descrivere la fine della specie come implicante la morte della natura vegetale e animale, la fine stessa della Terra. La caduta dei cieli. Non esiste escatologia che non consideri la permanenza dell’uomo come essenziale alla permanenza delle cose. Si ammette che le cose possano cominciare prima, ma non che finire dopo di noi.”


Dissipatio H.G. è l’ultimo romanzo di Guido Morselli e fu pubblicato postumo nel 1977. Quello che sorprende nel conoscere la storia di questo scrittore riguarda il fatto che Dissipatio H.G. si può considerare il testamento letterario di Morselli che poco tempo dopo si suicidò, forse per la mancata considerazione ricevuta in vita dalle sue opere, che non furono mai pubblicate.
Il linguaggio colto e la scrittura adottata, difficile nella sua eleganza e raffinatezza, rendono Dissipatio H.G. un libro complesso da leggere, ci vuole attenzione per capire e per cogliere le mille sfumature dei suoi ragionamenti e delle sue citazioni, ma conferiscono al libro un alone di scrittura magica, capace di rimanere impressa come un dipinto.

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