Un romanzo d’esordio, una sperimentazione degna di un automobilista
curioso che prova la macchina nuova su varie strade, dallo sterrato alla città,
per testarne le capacità. Nicola Lagioia con “Tre sistemi per sbarazzarsi con
Tolstoj” mescola tanti ingredienti narrativi, dalla destrutturazione della
trama fino alla metanarrazione.
L’idea del romanzo è ragionare sull’importanza dei classici nella
narrativa moderna. La genialità del libro, oltre al titolo, è quello di usare
un classico adattandolo al presente. Nel dettaglio, il protagonista è uno
scrittore che diventa amico con Lev Nikolàevič meglio conosciuto come Tolstoj.
Il protagonista racconta le sue avventure sentimentali, confrontandosi
con il grande scrittore russo, che funge da vecchio amico confidente. Tuttavia
Tolstoj è attualizzato agli anni 2000: vive a Roma, gioca a scacchi ma non
disdegna la scopa, passeggia in libreria, beve coca cola e cerca di scrivere un
nuovo grande romanzo. Tutto questo dando saggi consigli al protagonista.
Il protagonista racconta la sua storia di riavvicinamento con la
ragazza. Il viaggio di ricongiungimento dei due amanti è analizzato su più
piani, come una sorta di gioco dell’oca in cui, ad un certo punto, si torna
indietro riavvolgendo il nastro. La narrazione si sfascia su più piani
narrativi nei quali cambiano eventi ed epiloghi, lasciando interdetti su quanto
accade veramente.
Rimane una forte narrazione sul rapporto con i classici e sulla loro
attuale importanza come fonte di ispirazione e di continuo confronto.
Dovete mettervi in testa che
l’arte nel XXI secolo è un’immagine riflessa in uno specchio d’acqua che la
vostra distrazione non saprà cogliere e i vostri tentativi di profondità
manderanno in frantumi. Tirate un lungo sospiro sul metodo psicanalitico, sulla
new age, su ogni illusione umanistica di pronto riscatto.
Esemplare è il capitolo dedicato alla modalità di lettura di Guerra e
pace. Il protagonista consiglia di lasciarlo sul bagnasciuga durante una notte
estiva, riprendendolo il giorno dopo per leggerne le pagine rimaste, incrostate
di salsedine e con l’inchiostro sbiadito. Ciò che sarà rimasto, tolte le guerre
e i drammi, rimane l’inutile superfluo ma ineluttabile contenuto.
Rimane qualche parentesi stonata come il fingersi eroinomane o
l’eccessiva distruzione di una trama lineare, se mai il libro ne ha una, che
portano all’eccesso i vari piani narrativi. Tuttavia quello di Lagioia è un
libro che merita attenzione per le idee che presenta e per la simpatia con cui
le discute.
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