Cem è un diciasettenne di Istanbul, che
viene abbandonato dal padre, catturato, forse ucciso, dalla polizia.
Cem vuole diventare uno scrittore, e per pagarsi
l’università decide di andare a lavorare come addetto nella costruzione di un
pozzo in un paese fuori Istanbul.
Questa sua prima esperienza, lo fa
allontanare dalla madre e dalla tranquilla vita da studente. Va a vivere in
campagna, su una collina circondata solo da alberi e campi. La sola compagnia è
quella di Mahmut Usta, il mastro costruttore che lo condurrà nella costruzione
del pozzo.
Il nuovo lavoro è molto pesante, comprende
molti sforzi fisici e implica una vita grama. Ogni giorno bisogna calarsi nel
pozzo, affrontare la terra con il piccone cercando di scavare il più possibile
senza arrendersi alla stanchezza.
Per Cem il contatto con Mahmut, oltre ad
essere di tipo lavorativo, assume presto anche una valenza famigliare. Il
mastro diventa una figura paterna per il ragazzo, gli insegna un lavoro, lo
redarguisce senza timore ma sempre con benevolenza. Oltre ai consigli
lavorativi, gli racconta tante storie antiche, frutto di una saggezza popolare,
tramandata da miti e leggende.
Gli unici momenti di svago nella vita di
Cem sono i viaggi serali al paese di Ongeren. Ogni sera lui e il mastro
lasciano il pozzo per andare in paese, fare qualche telefonata e distrarsi dal
lavoro. Una di queste sere Cem si accorge di una donna dai capelli rossi, che
lo guarda affascinata. È amore a prima vista per il giovane ragazzo che da quel
momento torna sempre in paese, per ripercorrere le stesse vie in cerca della
donna. Quando finalmente la incontra, riesce a conoscerla ed a consumare il suo
amore. Il giorno dopo, stancato dalla passione notturna, Cem determina una
grave incidente al pozzo e per paura scappa, per non tornare più.
La sua vita procede e la trama avanza
velocemente. Negli anni Cem va all’università, diventa un ingegnere (e non uno
scrittore), conosce una ragazza che poi sposa ed infine diventa ricco grazie
all’azienda che fonda.
Una costante nella vita adulta di Cem è
rappresentata dalla curiosità verso i miti di Edipo e di Rostam. Per
approfondire questa sua passione, viaggia e studia molti libri, per capirli e
sviscerarne ogni aspetto.
Visto che con la moglie Ayse non può avere
figli, include anche lei in questi studi.
Diventato ormai ricco e famoso, tutta la
sua vita cambia improvvisamente quando compare la notizia di un possibile
figlio illegittimo, molto probabilmente avuto con la donna dai capelli rossi,
abbandonato tanti anni prima e lasciato crescere come orfano del vero padre.
Cem dovrà affrontare questa svolta nella
sua vita, facendo affidamento a ciò che lo ha segnato nella vita: il lavoro con
Mahmut, la sua passione per i miti parricidi e figlicidi, l’amore misterioso
per la donna con i capelli rossi e i successi che ha ottenuto.
L’intero romanzo “La donna con i capelli
rossi” di Pamuk è una chiara rivisitazione in chiave moderna dei miti di Edipo
e di Rostam.
Questi due miti possono essere letti in contrapposizione
per varie ragioni: Edipo uccide suo padre, mentre Rostam uccide suo figlio
Sohrab; entrambi agiscono senza sapere l’identità altrui al momento
dell’uccisione ma scoprendola solo dopo. Un’altra differenza riguarda l’origine
di questi due miti, il primo è un mito occidentale, di derivazione greca,
mentre il secondo è persiano e discende da tradizioni orientali.
In entrambi i casi risalta il contrasto
tra la figura del padre e del figlio, che viene pienamente ripresa nel libro.
Cem conosce a malapena il suo vero padre,
visto che ci parla poco e che non esternalizza emozioni, fino a scomparire
dalla sua vita. Il suo padre putativo, Mahmut lo accoglie e gli insegna un
mestiere. Cem è felice di questa figura nella sua vita ma è insofferente ai
richiami che pensa di non meritarsi. L’irrequietezza del suo animo lo spinge a
voler superare la figura del mastro, emergendo come figura dominante.
Dal punto di vista di figlio, emerge quindi un affetto
misto ad un senso di ribellione verso la figura paterna.
In tutto il romanzo scorre sotterranea la
rivalità tra occidente ed oriente, nascosta sotto la tematica padre-figlio. Si
può concepire il contrasto tra l’occidente, moderno e aperto all’economia e
l’oriente, chiuso e fiero dei suoi valori e delle sue tradizioni.
Cem simboleggia l’occidente, in quanto
tradisce il credo politico del padre (uccidendolo metaforicamente) per
diventare un uomo d’affari. Allo stesso modo Istanbul punta alla modernità,
trasformandosi in una megalopoli che ingloba i vecchi paesi limitrofi e li
trasforma in quartieri moderni. Questa
trasformazione della città si intravede nei vecchi luoghi che scompaiono, ma
anche negli aspetti culturali delle persone, che perdono interesse nelle
vecchie credenze orientali.
Mi sembrava di fare una cosa disonesta. A volte mi domandavo che
avrebbe detto di me mio padre se avesse saputo che ero in ottimi rapporti con i
dirigenti del partito al governo […]
abbiamo tutti bisogno di un padre forte, deciso, che ci dica cosa
possiamo e non possiamo fare. Perché? Perché è difficile decidere cosa è giusto
e cosa no, cosa è morale e corretto e cosa è immorale e sbagliato? E perché
abbiamo un continuo bisogno di sentirci dire che non siamo colpevoli, che non
siamo dei peccatori? Il desiderio di una figura paterna è costante o si
affaccia nei nostri cuori solo quando abbiamo idee confuse, il mondo sembra
crollarci addosso e siamo depressi?
Dall’altra
parte c’è l’Oriente, rappresentato da Enver, il figlio di Cem, che si batte
affinché permangano le radici fondative della città, basata su una cultura
orientale. Enver incolpa al modernismo della città e dei suoi cittadini
l’instabilità politica e le repressioni terroristiche.
“Il laicismo dei turchi ricchi europeizzati
si nasconde dietro un pretesto.
- Ma in realtà queste persone che sono
completamente atee, vogliono il laicismo solo per poter compiere a cuor leggero
qualunque azione malvagia gli passi per la mente, giustificandola con la
modernità.
- Che problemi hai con la modernità?
- In realtà niente e nessuno rappresenta un
problema per me, - disse, calmandosi. - Desidero essere me stesso senza dovermi
identificare con i nemici. Con definizioni contraddittorie come democratico,
comunista, devoto, moderno, perciò, anziché starmene fra la gente, scrivo
poesie. [...]
- È proprio per colpa di queste aspirazioni,
di questa preoccupazione per l'individualismo che i nostri ricchi europeizzati
non solo non riescono a diventare individui: non riescono nemmeno a trovare sé
stessi, - disse. - questi turchi ricchi "europei" non credono in Dio,
perché credono loro di essere qualcosa. Per questa gente l'individualità è
fondamentale. Molti non credono in Dio soltanto per dimostrare di non essere
come tutti. Ma non ci riescono. Credere vuol dire essere come tutti. La
religione è il paradiso e il conforto degli umili."
Alla
fine della lettura rimangono vari aspetti: il già citato doppio piano di
lettura, il richiamo e il citazionismo verso varie figure come ad esempio Pier
Paolo Pasolini citato per “Edipo Re”, oppure il senso di colpa di Cem, simile
al Delitto e castigo di Dostoevskij.
L’unica
pecca che posso trovare al romanzo è dovuta proprio alla visione ciclica della
vita, espressa in riferimento al mito di Edipo. Avendo insistito per tutto il
romanzo con il paragone al mito greco, si ottiene un effetto didascalico su
cosa possa succedere nel finale.
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