Tutte le ragazze con una certa cultura hanno almeno un poster di un quadro di Schiele appeso in camera


Tutte le ragazze con una certa cultura hanno almeno un poster di un quadro di Schiele appeso in camera oltre ad essere il romanzo con il titolo più lungo che conosco è anche un libro frizzante, che descrive con leggerezza, ma senza banalità, una relazione d’amore tra due pseudo-radical chic.

I protagonisti sono Luca e Silvia. Lui è un assistente universitario che lavora precariamente anche come editor, mentre lei è una studentessa con la passione per la pittura. I due si conoscono proprio ad un esame, che finito frettolosamente, si trasforma subito in un amplesso nei bagni universitari.

«A Silvia piacevano i quadri di Schiele. Lei è una ragazza carina e intelligente. Non ha la televisione in casa, quindi non vede la tv spazzatura. Silvia visita i musei e, se proprio deve fare qualcosa a casa, o ci scopa o legge. Stavamo bene insieme, ci amavamo.»

La loro storia parte arrancando, basandosi prima solo sui rapporti sessuali e poi trovando forza sulle rispettive paure e complicità. Entrambi i protagonisti soffrono di ciclotimia, un disturbo dell'umore, caratterizzato da periodi alternati di depressione e di ipomania. Le rispettive fasi di euforia e depressione dei due sono alternate, in modo che quando uno è felice e iperattivo può consolare l’ansia e l’infelicità dell’altro.

«Quando attraversavamo la stessa fase umorale eravamo un'unica voce difforme: angosciante come le carni livide di Schiele o esplosiva e policroma come i rapidi colpi di spatola di Monet»

Tra mille citazioni e rimandi pseudo intellettuali i due si ritrovano a litigare e a fare pace continuamente, confrontandosi sui film visti e sui libri letti, giudicando ineluttabilmente in malo modo quelli della controparte.

“Io non ti avevo mai chiesto di capirmi. E non ho mai voluto niente di tuo dentro di me se non il tuo cazzo. Non ti avevo neanche chiesto di avvolgermi e trattenermi. Invece ti ho sentito. Ho sentito cavarmi da te liquidi corporei, il piacere, la rabbia, la comprensione, la disperazione. Mi sono sentita vissuta, consumata. È stato bellissimo. È stato orribile. E non mi sono mai sentita abbastanza, all’altezza. Mi sento leggera. Pesantissima.”

La scrittura ironica di Venturini si avvale di tantissime citazioni, sia alte sia basse, passando da quadri e film avanguardisti fino ai giocattoli dei bambini. Il punto di vista è quello di Luca, che grazie alla storia con Silvia, cerca di crescere e maturare definitivamente dallo stato di finto giovane, per realizzare il suo sogno di diventare scrittore. Gli alti e i bassi dei due protagonisti descrivono le angosce di una generazione chiusa tra l’etichetta di radical chic e quella hipster, regalando un taglio ironico e cinico allo stesso tempo.

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