Com’è andata? È andata benissimo, come, anzi più dell’anno scorso. Il salone
del libro di Torino, rinominato a favor di hashtag SalTo2019, è stato un successo
sia per i partecipanti che per le case editrici. I numeri dicono 148000 persone!
Tante, tantissime a pensarle tutte insieme per una passione, quella del libro,
che in Italia ha sempre meno seguaci, stando ai numeri lasciati annualmente
dall’Istat, che dipingono l’Italia come un Paese di lettori deboli. Un numero
enorme di persone, dicevamo, che ha trovato nel Salone il giusto riconoscimento,
infatti, da quest’anno gli spazi disponibili erano maggiori, avendo oltre al padiglione
del Lingotto anche l’Oval.
Oltre agli accorgimenti com’è andato questo Salone? Cosa ci lascia? Posso
parlare in prima persona e descrivere la mia avventura del SalTO. Quest’anno,
avendo a disposizione un solo giorno, mi sono dedicato solamente agli stand;
niente incontri con le celebrità per evitare le code chilometriche.
Mi sono aggirato tra gli stand, curioso come al solito di conoscere gli
espositori meno conosciuti, quelli che con più probabilità possono riservare più
sorprese. Una delle esperienze che mi piace maggiormente riguarda il farsi
consigliare, su libri e su autori magari sconosciuti fino ad un attimo prima. È
così che il “bottino” di quest’anno è composto da cinque libri, di cui quattro
quasi sconosciuti ai più.
Tre dei cinque libri sono della casa editrice Edizioni Spartaco, di cui
da anni sono un fedele lettore e che per quanto mi riguarda è una tappa fissa tra
gli stand del Salone. La curiosità maggiore, devo ammetterlo, è legata a “Tavolo
numero sette” di Darien Levani. La mia fascinazione verso quest’autore riguarda
il suo precedente lavoro “Toringrad” da cui sono rimasto clamorosamente colpito
anni fa.
L’altra sorpresa di questo salone riguarda una nuova conoscenza per me: lo
stand Hacca edizioni. Conoscevo questo editore solo per nome e quando mi sono ritrovato
al loro stand sono rimasto affascinato dalle copertine ipnotiche e dai loro
contenuti originali. Ho scelto di puntare su “Nato in URSS” di Vasile Ernu, su
suggerimento della libraria e per assecondare la mia passione verso le culture
straniere.
L’ultima tappa di acquisti è toccata allo stand Adelphi. Come ogni anno
sono passato dall’editore milanese per vedere le meravigliose pareti con tutto
il catalogo esposto: un arcobaleno di colori e di libri. Anche in questo caso
mi sono lasciato sedurre dalla mia passione per i viaggi e sono uscito con “In Patagonia”
di Bruce Chatwin, fiducioso di viaggiare con la fantasia tra le terre
argentine.
Come dicevo nei paragrafi precedenti quest’anno ho evitato le file per
vedere le celebrità, tuttavia sono stato fortunato e quasi incidentalmente mi
sono imbattuto in Nicola Lagioia. Il direttore del SalTo si è prestato ad un
selfie con il sottoscritto e io l’ho sinceramente ringraziato per la qualità
del salone organizzato.
Dopo tante parole non rimane che dedicarsi alla lettura, la sola cosa più
bella rispetto al parlare di libri.
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