Sylvia


“Sylvia” di Leonard Micheals è un libro su una folle storia d’amore.

Il protagonista è un giovane ragazzo newyorchese degli anni ’60. Svogliato dallo studio e preso dall’euforia del Greenwich Village, rincorre la sua vita senza sapere che direzione prendere. In questi momenti di spensieratezza conosce Sylvia e subito tra i due scatta l’amore. La storia è sin da subito visceralmente folle, fino all’esasperazione. I due alternano sin dall’inizio frequentissime liti a momenti di sesso compulsivo. Ogni argomento è buono per litigare, basta solo una scusa, anche la più banale, per far scattare la scintilla. Le liti sono così numerose che il protagonista, per ricordarsi il motivo, comincia a tenere in segreto un diario per tenerne traccia.

“Registravo le nostre liti in un diario segreto, perché trovavo sempre più difficile ricordare come erano cominciate. Un’offesa involontaria, seguita da una rabbia sproporzionata. Mi sentivo sconcertato, non sapevo perché accadesse tutto questo. Ero l’oggetto di una collera terribile, ma cosa avevo fatto? Cosa avevo detto? Talvolta avevo l’impressione che la rabbia non fosse realmente diretta contro di me: mi era semplicemente capitato di trovarmi sulla traiettoria del proiettile, ma il vero bersaglio era morto da un pezzo. Io non ero lui. Lui non era me. In qualche modo ero diventato l’allucinazione di Sylvia. Forse non esistevo veramente, almeno non nella maniera in cui esistono un tavolo, un cappello o una persona.”

Il libro si presenta come una ripetizione fino al parossismo di alcuni elementi che lo caratterizzano inevitabilmente: gli scleri euforici e depressivi di Sylvia confrontati con la rassegnazione del protagonista, incapace di prendere una decisione, se rimanere con la ragazza o abbandonarla definitivamente per via del suo carattere. Le sue indecisioni sono costanti, viene quasi da chiedersi perché rimanga con la ragazza; lo salva solo quel sentimento che lo lega a lei, forse quell’amore di cui non è sicuro e di cui non scrive neanche nei suoi diari.  I motivi per abbandonarla sarebbero molteplici nel romanzo, come ad esempio un incontro con uno psichiatra che gli conferma la pazzia della ragazza, oppure le liti sempre più furenti. Nella realtà ci rimane vicino forse per un senso di protezione nei suoi confronti, o forse perché in fondo la ama e, anche se desidera altre donne, in fondo torna sempre da lei.

“Mi venivano in mente un milione di ragioni per non toccare, anche se volevo. Non flirtavo neanche. Andavo a casa. Facevo sesso solo con Sylvia; io venivo senza molto piacere, lei non veniva. La nostra frenesia elettrica -contorsioni, convulsioni, sconquassi, baci cattivi – ci lasciava stremati ed eccitati, desiderosi di qualcos’altro, qualcosa di più. Mi dicevo che non ne avevo bisogno, che non era importante, benché guardassi le donne nella metropolitana e per strada, e il mio corpo mi smentisse. Non cercavo una donna che mi consolasse, e nemmeno una donna con cui parlare senza suscitare violenza. Il mio corpo bruciava di desiderio. Era questa la mia infedeltà segreta, mai confessata ai diari. Malgrado l’infelicità quotidiana del nostro matrimonio, scrivevo che amavo Sylvia. Lo scrivevo ripetutamente nei diari, asciugandomi lacrime sincere e patetiche.”

Solo il finale risolve la situazione intricata esistente tra la coppia. Temendo l’abbandono Sylvia si uccide per paura di rimanere sola. Il protagonista è ormai liberato dai suoi tormenti e dalla paura di abbandonare la ragazza per via di quello che le sarebbe successo.

Ho trovato il romanzo e soprattutto i caratteri dei protagonisti esasperati. Per quanto il romanzo sia la trasposizione della vera esperienza dell’autore, ho trovato Sylvia un personaggio irritante piuttosto che attraentemente folle, mentre per quanto riguarda il protagonista mi ha dato l’idea di essere un inetto a prendere una decisione e quando l’ha presa non ha avuto il coraggio di affrontarla.

Una chicca del libro l’ho ritrovata grazie al motivo per cui l’ho letto. In “Fedeltà” di Missiroli, l’autore citava Sylvia come esempio di storia di adulterio in una coppia di cui il maschio era un professore. Dopo la lettura mi è palese l’omaggio reso da Missiroli a questo libro.

Commenti