Una storia semplice


Sciascia la chiama una storia semplice, forse perché è abituato, ma non rassegnato, ai patemi della sua Sicilia, ma il libro è un racconto di una vicenda tragica e ingarbugliata, che nasconde con un velo una realtà di mafia, malaffare e omicidi.


Una notte un brigadiere risponde ad una chiamata che lo avvisa di uno strano rinvenimento da parte di Giorgio Roccella. L’avviso viene ignorato per ordine del commissario che lo considera di scarsa importanza. Il giorno dopo il brigadiere va a controllare e scopre un morto nel luogo della chiamata. Arrivano tutti gli agenti per i sopraluoghi, il delitto sembra essere un classico suicidio, ma qualcosa sembra non tornare. Il morto era Giorgio Roccella, un ex ambasciatore tornato il giorno prima nella città natia, e viene trovato nella sua casa, disabitata ma senza segni di abbandono. La ricostruzione del delitto è tortuosa, le semplici certezze iniziali vengono abbandonate e le indagini si complicano nel tempo.
Il brigadiere interroga i parenti stretti e i pochi amici rimasti del morto. Si ipotizza un tentativo di furto in cui i ladri, interrotti dall’irruzione di Roccella, lo uccidono per poi scappare. Un banale furto con un finale tragico, una storia semplice. Bisogna capire solo il colpevole e i moventi. Nel frattempo, nei pressi di un passaggio a livello, vengono trovati morti un capostazione e il suo aiutante. Per gli omicidi viene fermato un automobilista che era andato a parlare alle vittime. La tranquilla cittadina viene travolta dall’ennesima notizia. I due fatti non sembrano essere collegati ed entrambi di semplice soluzione.
Ma è davvero così semplice? Durante le indagini il commissario rivela uno strano particolare, impossibile da conoscere per gli altri; questo dettaglio non sfugge al brigadiere che comincia a sospettarne. I due si confrontano, ma l’esito è tragico: il brigadiere uccide il commissario mentre questi stava per sparargli. È la prova regina, il commissario viene considerato colpevole dell’omicidio di Roccella, ma la sua uccisione e tutta la sua storia viene insabbiata dalla Polizia: è come se non fosse successo mai niente.
A questo punto non sembrano esserci più dubbi, tutti i nodi vengono sciolti, e persino l’uomo collegato ai due omicidi della stazione viene rilasciato. Questi, contento per la liberazione si allontana dalla prigione e incrocia per strada il prete e con sua sorpresa si accorge che coincide con la persona che aveva ritenuto erroneamente essere il capostazione, quando quest’ultimo in realtà era già morto.

" Pensò di tornare indietro, alla questura. Ma un momento dopo: - E che, vado di nuovo a cacciarmi in un guaio, e più grosso ancora? - Riprese cantando la strada verso casa "

E allora la realtà qual è? La realtà è quella che non si vede, di cui non si parla, come fa lo stesso Sciascia per tutta la durata del libro; infatti lo scrittore siciliano non nomina neanche una volta la parola mafia. Non viene nominata, ma c’è e si percepisce nell’ambiente, nei comportamenti e nelle parole dei protagonisti. Si può partire dalla storia semplice: la semplicità sembra essere quella dello scambiare consapevolmente (e colpevolmente) un omicidio per un suicidio, un delitto per un incidente, una realtà per finzione, un insabbiamento pure e semplice.
Il clima di criminalità mafiosa è presente in sottofondo nel libro, quasi a volerla denunciare più fortemente, senza citarla ma facendosene accorgere il lettore, realizzare la corruzione dilagante, presente capillarmente sul territorio, persino nelle cariche pubbliche. Non a caso nel finale il cittadino, ingiustamente perseguito e poi liberato, quando si accorge della distorsione della versione ufficiale, non pensa a denunciarla ma solo a fuggire per non ficcarsi in ulteriori gineprai. La corruzione determina un clima omertoso che autoalimenta il ciclo vizioso.
La forza di questo racconto sta anche nella sua forza tragicamente preveggente. Infatti, il libro è stato pubblicato nel 1989, pochi anni prima delle stragi di Capaci e via D’Amelio. Una frase degna di essere citata nel libro riguarda proprio questa drammatica previsione:

 La signora scrollò le spalle. "Era siciliano," disse "e i siciliani, ormai da anni, chissà perché, si ammazzano tra loro".

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