Chiedi alla polvere


“Ero giovane, saltavo i pasti, mi ubriacavo e mi sforzavo di diventare uno scrittore. Le mie letture andavo a farle nella biblioteca di Los Angeles, nel centro della città, ma niente di quello che leggevo aveva alcun rapporto con me, con le strade o con la gente che le percorreva. Poi un giorno, presi un volume e capii subito di essere arrivato in porto. Ecco finalmente uno scrittore che non aveva paura delle emozioni. Ironia e dolore erano intrecciati tra loro con straordinaria semplicità. Quando cominciai a leggere quel libro mi parve che mi fosse capitato un miracolo, grande e inatteso.”


Queste sono le parole che ha usato Charles Bukowski per introdurre “Chiedi alla polvere” di John Fante. Il libro è un romanzo con una forza narrativa dirompente, ti prende e non ti lascia scampo.
Arturo Bandini è un aspirante scrittore di successo che cerca di affermarsi nel mondo della scrittura degli anni ’50. Nonostante abbia pubblicato un solo racconto e viva di stenti in una piccola pensione, non smette di credere al suo sogno. Lui non demorde ma la fama sembra irraggiungibile: proviene da una famiglia povera e a malapena riesce a pagarsi da vivere e da mangiare; l’ispirazione fatica a decollare e non ha mai soggetti veri su cui scrivere. Il malessere peggiore per Arturo rimane però la mancanza di vita vissuta. Infatti, sente di non aver mai vissuto appieno e di conseguenza di non avere un bagaglio di esperienze di vita da cui prendere ispirazione: non ha mai avuto una donna e non ha mai davvero faticato, come scrittore e come uomo.
La vita viene superata e sostituita dalla fantasia, ogni occasione è buona per fantasticare su immaginarie situazioni di superiorità verso gli altri, dall’alto di una ineguagliabile (quanto fantomatica) fama da scrittore.

Questa situazione cambia quando conosce Camilla Lopez, una cameriera messicana in un locale di ristorazione. Inizialmente il suo atteggiamento verso la ragazza è ai limiti della misoginia, ma la sfrontatezza di facciata nasconde una sorta di colpo di fulmine. I due cominciano a parlarsi e a frequentarsi, conoscendosi sempre più.
Tuttavia il loro rapporto appare sin da subito complicato, fatto di fughe e riavvicinamenti.
Dal punto di vista di Camilla la situazione è intricata: per lei Arturo è solo un passatempo, qualcuno da stuzzicare ma non da amare, infatti lei è innamorata di Sammy, il barista del caffè in cui lavora. Camilla ama Sammy che da americano doc la rifugge perché messicana. I suoi maltrattamenti non la scoraggiano e continua a preferirlo ad Arturo, per via del carattere brusco, di cui lo scrittore è privo. Il suo amore non corrisposto la fa passare dall’implorazione a Sammy allo sberleffo di Arturo.
Dall’altra parte c’è l’astio di Arturo nei confronti della ragazza, dovuto sia all’origine messicana di lei per cui la discrimina sia alla gelosia per Sammy il vero amante di lei. Questo sentimento è controbilanciato da un’attrazione monca verso la ragazza: infatti Arturo si sente attratto ma quando deve compiere un passo in più non riesce a farlo. Per esempio durante una gita notturna al mare i due si trovano nudi sulla spiaggia ma non riescono a concludere il loro rapporto per l’incapacità di Arturo, che si sente quasi paralizzato, anche dalla mancanza di esperienza.

“Non feci che pensarci per tutto il giorno. Ero ossessionato dalla sua nudità bruna e dal suo bacio, dal sapora della sua bocca quando era uscita dall’acqua, e poi vedevo me, bianco e verginale, che trattenevo il respiro per far rientrare lo stomaco e mi coprivo i lombi con le mani. Passai ore intere a camminare avanti e indietro nella stanza. Alla fine del pomeriggio ero esausto e la mia immagine riflessa nello specchio mi riuscì intollerabile. Mi sedetti alla macchina da scrivere e riversai sulla carta tutto quello che sarebbe dovuto accadere, pestando sui tasti con tale violenza che la mia piccola portatile prese a spostarsi lateralmente, allontanandosi sempre di più da me. […] Mi parve eccellente. Ma quando rilessi quello che avevo scritto rimasi molto deluso: non era che un cumulo di banalità. Strappai il tutto e lo gettai via.”

Questo estratto rappresenta al meglio un lato del carattere di Arturo: mentre la vita vera accade, lui è occupato ad immaginarla trasposta nella pagina di un libro piuttosto che a viverla. Tutto ciò si riflette in una fase successiva, composta da un mix di pentimento per ciò che è avvenuto e di fantasia per ciò che avrebbe voluto fare. Oltre ai tira e molla tra Arturo e Camilla, la trama è imperniata anche dai momenti di povertà dello scrittore, alternati ai picchi di felicità e relativa ricchezza seguenti alla pubblicazione di libri e racconti. In questi momenti Arturo nonostante sia provato dagli stenti della povertà, appena ha del denaro a disposizione lo sperpera scialacquandolo in futili spese, fino a regalare denari a sconosciuti.
La storia con Camilla si fa sempre più tesa a causa di un’improvvisa pazzia di Camilla e del continuo sentimento di amore-odio di Arturo. Quando sembrano destinati ad un epilogo felice, Camilla scappa e torna da Sammy, l’amante che la rifugge. Lui la caccia da casa e non avendo una destinazione, presa dalla disperazione si inoltra per poi sparire nel deserto. Arturo finisce la sua storia disperato per la ragazza, fermo nel deserto, a simboleggiare l’aridità di una vita e di un amore persi per sempre.

Arturo Bandini è un personaggio complesso, pieno di sfaccettature, al limite della contraddizione: la sua anima è simile ad un crocevia in cui si riversano tante stradine secondarie, ognuna con un traffico affollato di persone. I suoi comportamenti sono alterati dalle sue mille anime: da ciò che è e da ciò che vorrebbe essere nelle sue fantasie. In questo modo emergono i suoi vari aspetti: è comprensivo verso sconosciuti a cui spesso regala soldi, ma al tempo stesso è supponente e odioso poiché li ritiene dei mentecatti al confronto del suo genio, è razzista nei confronti di Camilla per via delle origini messicane, ma lui stesso proviene da una famiglia italo-americana, è ateo e crede negli scritti di Nietzsche, salvo poi sentirsi in colpa per la sua vita dissoluta.
L’aspetto della sua cristianità ricopre un ruolo importante nella prima parte del romanzo. Arturo sembra allontanarsi dalle sue radici cristiane, salvo poi pentirsene e sentirsi in colpa. Addirittura queste sue convinzioni lo portano ad accusarsi di aver causato un terremoto per via dei suoi peccati.

"Pregai; certo, pregai. Per ragioni sentimentali. Dio Onnipotente, mi dispiace di essere diventato ateo, ma hai mai letto Nietzsche? Ah, che libro! Dio Onnipotente, voglio essere onesto. Ti farò una proposta. Fai di me un grande scrittore e io tornerò alla Chiesa. A proposito, Signore, devo chiederti un altro favore: fa' in modo che mia madre sia felice. Del vecchio non mi interessa; lui ha il suo vino e la sua salute, ma mia madre si tormenta sempre. Amen."

Arturo Bandini, né carne né pesce né niente. Così si autodefinisce il protagonista, frustrato dagli innumerevoli fallimenti, dalla scrittura all’amore. Tuttavia, durante il periodo di lontananza da Camilla, Arturo capisce di poter diventare uno scrittore veramente celebre, ma la felicità della scrittura è nulla senza l’amore di Camilla. Infatti quando si trova nel deserto e capisce di averla persa per sempre, l’aridità della polvere, sembra simboleggiare la sua anima, ormai privata di sentimenti. La copia del libro che firma e getta nel deserto raffigura un addio a Camilla e a tutto ciò che ha significato per lui. La polvere del deserto acuisce un latente senso di malinconia misto ad un’amara solitudine.
Il punto che mi ha stupito di più del libro è sicuramente il prologo, posizionato eccezionalmente nel finale. In “Chiedi alla polvere” ci sono tanti punti di scrittura superba e di incredulità narrativa, dal rapimento di un vitello al terremoto catastrofico, ma il prologo penso sia il più dirompente. Dopo aver letto tutta la storia, infatti, John Fante rivela che la storia è praticamente autobiografica: Arturo Bandini è lui, è tutti noi in un certo senso, con i pregi e i difetti di tutti. In quelle pagine racconta come la storia sia praticamente la sua, con ben poca finzione narrativa.

“Chiedete alla polvere della strada! Chiedete alle yucche che si ergono solitarie ai margini del Mojave. Chiedete loro di Camilla Lopez, e sentirete sussurrarne il nome” […] Chiedete alla polvere della strada, alla polvere del Liberty Buffet, a quella dannata segatura polverosa, e vi dirà che sì, arrivano certi pezzettini di carta ed erano i miei sonetti, tanto a quella non gliene importava niente di me, la divertivo e basta, ma era pazza di quell'americano di Sammy”.

Commenti