Ascolto consigliato: “Psycho killer”, Talking Heads
Follia è la storia di un amore
distruttivo e oscuro che racconta gli effetti che la passionalità e la sua
assenza possono determinare nella psiche delle persone.
Il romanzo è ambientato nella
campagna inglese del 1950, tra le mura di un carcere psichiatrico. La
protagonista, Stella, è la moglie di Max, il vicedirettore dell’istituto. I due
vivono come un’agiata coppia borghese in una dependance del manicomio.
Nell’istituto lavora anche Peter, un primario molto amico della coppia. La
felicità apparente dell’inizio della storia comincia ad essere intaccata quando
Max decide di abbellire la sua serra tramite dei lavori di ristrutturazione.
Per svolgere l’incarico, assegna il lavoro a dei pazienti in condizione di semi
libertà.
Stella, in una situazione
apparentemente tranquilla, conosce Edgar, un detenuto che cura i lavori della
serra. Nella vita bucolica e rarefatta della moglie del vice direttore si
instaura una prima crepa. Stella infatti si sente attratta dal detenuto, conscia
della diversità dell’uomo rispetto al marito.
Stella ed Edgar cominciano a
conoscersi meglio, chiacchierando lungamente sotto l’ombra degli alberi. La
loro conoscenza si approfondisce al punto che, durante il ballo annuale
dell’istituto, i due ballano insieme, rivelandosi a vicenda i reciproci
desideri sessuali.
La serenità della vita di Stella
viene intaccata in maniera improvvisa, poiché si sente attratta da tutto quello
che Edgar rappresenta. La possanza fisica di Edgar, mista al suo fascino da
artista e alla sua pericolosità da uxoricida psicotico attraggono Stella. La
protagonista è sedotta da tutti questi fattori, così distanti dalla noiosa vita
che conduce con il marito. Con Max, infatti, la vita si presenta come la
ripetizione giornaliera di una litania predefinita, scandita dalla cura della
casa e del figlio. L’attrazione carnale che sente verso Edgar è determinata sia
dal fatto di aver un matrimonio bianco con Max, ma anche dal rischio di
pericolo che corre ogniqualvolta incontra furtivamente l’amante.
Il rapporto tra Stella ed Edgar
si sviluppa e si struttura clandestinamente: i due amanti si incontrano prima
nei boschi, poi in un capanno e infine nel letto coniugale di Stella, quasi a
sfregio del marito tradito.
A questo punto avviene una svolta,
Edgar fugge con i vestiti che aveva rubato a casa di Stella, il che rende
plausibile a tutti un loro plausibile affaire. La vita di Stella cambia
rispetto a quella che viveva con il suo amante: non sente più il brivido di
felicità e pericolo che viveva con Edgar e non riesce più ad abituarsi alla
monotona vita familiare con Max. Si sente additata da tutti come una traditrice
e non sopporta la malinconia della sua vita familiare.
Presa dall’istinto, Stella scappa
a Londra da Edgar, che vive, come un fuggitivo dalla legge, protetto dal sotto
borgo di artisti. In questo lasso di tempo che possono trascorrere insieme,
finalmente liberi dal nascondersi e dai pericoli, i due si innamorano, cercando
una vita più normale rispetto ai precedenti incontri fugaci. Tuttavia, la normalità
con il tempo causa assuefazione, facendo diminuire la passione e così, gli
aspetti secondari cominciano ad emergere: Stella sente la mancanza del figlio,
mentre Edgar comincia a mostrare segni di violenza e instabilità mentale. Questi
sintomi cominciano a maturare, portando la coppia al parossismo dei sentimenti,
causando la fuga di Stella e il successivo ritorno da Max.
Il barlume di speranza di un ritorno ad una vita normale è solo una
fugace illusione. Infatti Stella viene trattata come una reietta ai limiti
della pazzia mentale, accusata di essere una delinquente fedifraga. La vita
precedente ad Edgar è ormai solo un’illusione e con il passare del tempo, la
mancanza dell’amante e la situazione che la circonda fanno impazzire definitivamente
Stella. L’isolamento della nuova casa in Galles e la malinconica depressione
perenne portano ad un evento che fa crollare la farsa di una vita tranquilla.
Charles, il figlio di Stella, muore affogato davanti agli occhi della
madre, che rimane bloccata e indifferente alle urla del suo bambino. L’omicidio
del figlio determina la fine delle possibilità di una vita normale e Stella
ritorna al manicomio, questa volta come paziente in cura a Peter, che diventa
il suo medico di cura.
Peter cerca di guarire Stella,
forte del rapporto di amicizia che c’era tra i due. La loro amicizia tuttavia
forvia il dottore, impedendogli di vedere con occhio clinico i segni del
paziente. Con il passare del tempo Stella sembra guarire dalla sua depressione
o perlomeno questo è quello che Peter comprende nella sua diagnosi distorta.
Tuttavia la vera malattia di Stella non è la depressione ma la mancanza di
Edgar e quando capisce di non poterlo più rivedere, decide di farla finita.
Follia è la testimonianza della
distruttività di un amore perturbante e deleterio. Già dall’inizio la voce del
narratore Peter avvisa il lettore della tragicità immanente. L’amore folle,
narrato dalla voce di uno psichiatra, fa risaltare tutte le criticità di un
sentimento distruttivo sul cuore e sulla mente.
Uno dei punti forti di questo
tipo di narratore e del romanzo in generale riguarda la volontà di sviscerare
questo amore distruttivo, raccontandone e analizzandone ogni possibile
sfumatura; niente è come sembra e tutto ha un significato nascosto, causato da
qualche indicibile desiderio o trauma.
Innanzitutto si può partire
dall’ambiente in cui è ambientato “Follia”, un bucolico manicomio immerso nel
verde: un’immagine che dipinge la mendace felicità iniziale della protagonista.
La cornice del romanzo si trasforma col tempo, da una serra sempre più sfiorita
fino alle gelide praterie piovose del Galles. Sembra quasi che le condizioni
atmosferiche rispecchino i sentimenti di Stella, che passano da un’iniziale
felicità ad una depressione finale. Esempi di questa tesi si possono
riscontrare nelle varie fasi del libro: la fuga in Galles, per scappare
dall’infamia del manicomio, è rappresentata da un ambiente perennemente
piovoso, quasi a voler lavar via i peccati da dosso. Un altro esempio riguarda
l’incarcerazione finale di Stella, infatti, la stanza e gli ambienti del
carcere riflettono la claustrofobia della protagonista e l’odio per una vita
senza amore.
Il tema principale del libro riguarda la passione amorosa di Stella e
delle sue conseguenze. L’inizio ci descrive la protagonista come una donna con
più aspirazioni sociali che sessuali, visto il comportamento del marito. Gli unici
pensieri che le interessano sono il figlio e i convenevoli della casa. Con il
passare del tempo e lo sbocciare dell’amore, tra un bicchiere di gin ed una
sigaretta, lascia alle spalle entrambi questi suoi pensieri. La cura della casa
diventa solo una banale perdita di tempo e la mancanza del figlio non la
perseguita, anzi vedendolo morire, si accorge solo all’ultimo che è il figlio
che annega e non Edgar come pensava.
La figura di Stella segue un percorso di evoluzione durante il libro. Quando
i suoi occhi cominciano a brillare per Edgar, la sua mente dipende dalle
richieste dell’amante e a lui si affida per ogni cosa. Stella, pur consapevole
di star interagendo con un omicida, non bada agli avvisi di Peter: ogni
giustificazione da parte di Edgar viene accettata come verità assoluta e anche l’uxoricidio
viene classificato come un banale incidente passionale. Al personaggio manca una
riflessione critica nei confronti di Edgar.
Un argomento a sostegno dell’interpretazione
di Stella al pari di una marionetta nelle mani di Edgar riguarda il suo lasciar
decidere sempre all’amante: per esempio Stella non sa inizialmente e se ne
accorge solo dopo del furto degli alcolici e dei vestiti. Un altro esempio
della fiducia cieca che Stella ripone in Edgar riguarda il fatto di credere
anche alle menzogne dell’amante, come la nascita di un figlio orfano che in
realtà non esiste.
“Stella
lo vedeva come una specie di adorabile canaglia. Non riusciva a contraddirlo.
Non era capace di contrastarlo in nessun modo, non era possibile, perché ormai
si era arresa, spingendo così a fondo l’identificazione da sentirsi incompleta
senza di lui. Capiva cosa stava succedendo, si stava innamorando, e non voleva
fermarsi.”
Se si può dire che il carisma di
Edgar ammalia Stella nella prima parte del romanzo, la sua assenza ne causa una
maturazione, se pur in un’ottica negativa, nella seconda parte. Infatti Stella
decide autonomamente di fuggire da casa in cerca dell’amante e da sola escogita
il piano di ritornare invisibile agli occhi del marito per ottenere libertà di
spostamento. La maturazione sfocia in una follia lucida di Stella: grazie ai
suoi stratagemmi capisce di poter ingannare Peter in manicomio, interpretando
la parte della donna risanata dalle cure del dottore. La sua autonomia
decisionale si compie nella scelta del suicidio, non potendo aver più Edgar è
inutile continuare a vivere in uno stato di obnubilamento perenne.
Una delle poche criticità che ho riscontrato nel romanzo riguarda il personaggio di Peter. In primis la scelta di una narrazione dal punto di vista di uno psichiatra ha la forza di sviscerare i sentimenti nascosti nelle scelte della protagonista. Il punto debole di questa scelta sta nell’impostazione di un racconto ex post dell’esperienza narrata, che per quanto mi riguarda toglie un po’ di curiosità nel proseguimento della storia.
Il punto più critico del personaggio di Peter penso sia il suo errore
fatale nella cura di Stella, che fa scaturire la svolta finale della morte del
paziente. Innanzitutto, avendo un antecedente rapporto di amicizia, Peter non
avrebbe dovuto curare Stella. Questa scelta errata ha ripercussioni terribili
sulla storia: oltre a curarla, Peter si innamora della donna, travalicando ogni
limite etico. La sua percezione della realtà viene alterata e questo lo conduce
a sbagli clamorosi: prima rivela in malo modo a Stella che Edgar è detenuto
nello stesso manicomio, riconcedendo un barlume di speranza al suo folle amore.
In un secondo momento non si accorge che Stella finge la sua guarigione,
raggirandolo, interpretando il ruolo che Peter pensa sia corretto.
La giustificazione agli stupidi
errori di Peter (e della scrittura di questo personaggio) sembra possa essere l’amicizia
che diventa attrazione verso Stella, ma ritengo che l’unica vera scusa plausibile
sia l’interesse verso il paziente Edgar. Infatti sin dall’inizio della storia c’è
questo interesse clinico verso l’omicida, che risulta nel finale in una specie
di gioia di Peter, nel saperlo a sua completa disposizione. Sembra quasi che
Peter nasconda un amore omossessuale latente nei confronti di Edgar e che
voglia nasconderlo col possibile matrimonio con Stella.
“Avevo
lasciato che i miei sentimenti personali interferissero con l’analisi, e
facendolo avevo perduto l’obiettività clinica. Una controtraslazione da
manuale. […]
Passai
velocemente in rassegna gli eventi delle ultime settimane. Ricordai il lampo
negli occhi di Stella quando le avevo fatto pensare che Edgar fosse qui in
ospedale. Immaginai come avesse potuto sconvolgerla quell’esile filo di
speranza, e mi resi conto che la mia successiva smentita -non è qui, era solo
una domanda astratta- non poteva essere bastata. Avevo ridestato un sentimento
violentissimo, ecco cos’avevo fatto, e una semplice parola non lo avrebbe certo
spento. Vidi Stella tornare nella sua stanza e soffiare sulla fiammella della
speranza che io stesso avevo acceso, per mantenerla viva. E l’aveva mantenuta
viva fino ad oggi. Oh, non ci aveva messo molto a capire perché prima le avessi
detto la verità, e cioè che Edgar era qui, e poi avessi cercato di
rimangiarmela, affermando il contrario, e aveva anche capito che per me il
segno della sua guarigione sarebbe stato proprio l’indifferenza alla menzione
di Edgar. In quel momento aveva capito di dover fingere che non gliene
importava più nulla. Tutto quello che era seguito- la richiesta di un lavoro in
lavanderia, quel sedersi da sola sulla panchina, perfino il sogno del bambino
che gridava- era stata una messinscena, un diversivo per tenermi alla larga
dalla verità. E la verità era che tutto il dolore delle ultime settimane non era
affatto il rimorso per la morte di suo figlio, la verità era che Stella era
ancora ossessionata da Edgar Stark. Il resto non contava.
Si,
anche il sogno del bambino che gridava era un’invenzione. Come il fidanzamento
con me, anche quello era una messinscena, l’estremo azzardo di una donna ancora
disperatamente innamorata di un altro, e pronta a tutto pur di nasconderlo.”
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