Ascolto consigliato: “Numb”, Linkin Park
“[…]
“È in anticipo di un giorno!” osservò lo steward. E lui si prese la
soddisfazione di replicare: “Sono in ritardo di un anno!”
Si può partire da questa frase ad analizzare
L’assassino di Simenon. In questo romanzo il protagonista è Hans Kuperus, un
rispettabile medico di Sneek, un tranquillo paesino in Olanda, in cui conduce
una vita monotona e ripetitiva, a tutti gli effetti borghese. Tutto cambia
quando ad un certo punto riceve una lettera anonima che lo informa che la
moglie lo tradisce con il conte Schutter, l’odiato
collega del circolo del biliardo.
Passa un anno e Hans cerca di ragionare e
medita la sua vendetta senza avere chiaro in mente di cosa vendicarsi
precisamente se della moglie o del collega. Il giorno prescelto Hans compie la
sua azione, guidato, più che da un preciso piano, da un flusso di azioni e
reazioni che lo travolgono inevitabilmente. Realizza il tradimento della moglie
e decide di uccidere a sangue freddo i due amanti. Da questo momento il
personaggio di Hans cambia, da mite medico di provincia rispettoso delle
consuetudini borghesi del tempo, diventa spavaldo, istrionico e senza più paura
di sfigurare davanti alle etichette e ai pettegolezzi delle persone che lo
circondano. La prima barriera che infrange, la notte stessa degli omicidi, è
l’infatuarsi della cameriera Neel. Questo affetto sembra irrazionale al
protagonista, che non è neppure attratto fisicamente da Neel, ma la pretende
carnalmente solo per il gusto di violare le regole e di dare scandalo, pensando
a quello che avrebbe pensato la moglie.
Ad un atteggiamento di lutto esteriore Hans fa
corrispondere una felicità interiore, dovuta al potersi esprimere liberamente e
senza rispetto dell’etichetta. Gioca a biliardo e offre da bere ai colleghi,
increduli e impietositi dalla sua solitudine esteriore. Tutto cambia con il
passare del tempo, la società in cui vive non riesce a digerire i suoi
comportamenti fuori dagli schemi, come ad esempio la pubblica dichiarazione di
intimità con la domestica, e a poco a poco comincia ad emarginarlo, complici
soprattutto le voci che lo vedono colpevole del doppio omicidio. Hans si
ritrova da solo, i suoi ex amici (o quelli che in un primo momento riteneva
tali) lo abbandonano e lo trattano come un untore, cercando di convincerlo ad
espatriare, la sua domestica lo asseconda ma in segreto quasi prova ad
ucciderlo. Rimane solo.
Hans però non demorde, ha finalmente
realizzato quella libertà che solo lui può raggiungere. Una sorta di superuomo
che può arrivare dove gli altri non possono, ha superato le barriere borghesi
di pettegolezzi e dicerie. Non ha bisogno di nessuno e si rinchiude in un mondo
tutto suo, sordo ai giudizi degli altri, ma colmo di un sentimento di pazzia
che tende ad aumentare per via della sua esperienza.
La trama che si può considerare abbastanza
semplice e snella tratta diversi temi molto in profondità nonostante l’esigua
dimensione del romanzo.
Un primo tema è l’abitudine, il mondo
descritto dal libro è caratterizzato da consuetudini che si ripetono sempre
uguali a sé stessi e che segnano il passare del tempo. Un esempio è dato dalla
cadenza mensile con cui Hans si recava ad Amsterdam il primo martedì del mese o
dalla visita settimanale dei vicini ai tempi della moglie. Tutto ciò ha delle
conseguenze, l’abitudine perpetrata nel tempo causa noia e assuefazione. Hans
si sente un prigioniero in questo mondo e una volta che comprende il delitto
che ha commesso pensa di poterne sfuggire e cambiare vita.
Se l’abitudine è un primo fattore, alla base
del duplice omicidio si può riscontrare anche la gelosia. Bisogna chiarire che
la vera gelosia che Hans prova non è tanto per l’adulterio commesso dalla
moglie ma per la vita di Schutter. Questi infatti è una sorta di dandy, vive di
rendita e può avere, grazie alla sua fama, tutto quello che vuole senza badare
a nulla. Incarna una figura migliore di Hans in tutto: ha più notorietà, ha più
fascino, ha più donne, in sostanza ha più libertà. Tutta questa gelosia si
incarna inoltre nella carica di presidente del circolo di biliardo, carica di
Schutter che Hans brama freneticamente.
Il desiderio di vendetta non è tanto per il tradimento quanto per poter
cambiare lo status quo, di una situazione insostenibile per Hans. Mediante il
duplice omicidio Hans opera un tentativo di svolta, cerca un’affermazione della
propria personalità, quella interiore, che nella precedente parte della sua
vita non è riuscito ad esternare. Si può dire che più di voler uccidere i due
amanti, Hans intenda uccidere la vita di provincia che lo tiene prigioniero.
“Ma c’era dell’altro,
e lui era il solo a saperlo! Sapeva una cosa che le persone che incontrava per
strada, i Van Malderen, il giudice, il dottore De Greef e tutti gli altri, non
potevano neanche lontanamente immaginare. Li vedeva andare e venire e non
poteva evitare di guardarli con ironia, perché si riconosceva in loro,
riconosceva in loro l’uomo che era stato! “Domani vado a Parigi” annunciava per
esempio Pijpekamp agli amici dell’Onder de Linden. Allora gli occhi di Kuperus
scintillavano. Il fatto che Pijpekamp andasse a Parigi li turbava, li metteva
di fronte alla noia della loro vita, della loro città, del loro biliardo
quotidiano! Guardando un film d’amore nel cinema lì accanto, si sentivano
insoddisfatti delle rispettive mogli e sognavano un’attrice…
Ognuno di loro, senza
eccezione alcuna – il venditore di biciclette, il marinaio, il droghiere,
tutti, fino all’ultimo dei passanti-, sognava qualcosa di diverso e avrebbe
voluto tagliare la corda. Proprio come un tempo aveva fatto lui!”
Se la gelosia e l’odio sono i temi scatenanti
l’omicidio, l’ansia e la pazzia sono gli effetti che il delitto provoca in
Hans. In questa parte si può vedere una sorta di discesa all’inferno del
protagonista, che inizialmente crede di essere sospettato da tutti e dubita di
tutto, dalla cameriera agli amici, passando per il commesso del treno. Questo
tema è molto simile a quello trattato da Dostoevskij in “Delitto e
castigo”, dove Raskol’nikov dopo aver ucciso la vecchietta si sente
continuamente in trappola, inseguito dalle trappole psicologiche degli
investigatori. La differenza sostanziale con il romanzo russo riguarda la
decisione finale, Hans non si consegna alla polizia stremato dalla paranoia, ma
si rinchiude in un mondo suo, non è la giustizia a trionfare ma la pazzia.
Oltre ai temi legati all’omicidio si possono
riscontrare anche dei temi secondari nel libro. Un primo fattore è legato
sicuramente alla critica del mondo borghese. Leggendo il libro viene da
chiedersi quanto la società possa influenzare l’individuo, tramite i suoi
comportamenti ipocriti e le sue esclusioni. Il piccolo paese, una volta che si
comincia a sospettare di Hans, senza tuttavia nessuna accusa formale, né
tantomeno un processo, comincia ad escluderlo, temendolo e allontanandolo; i
bambini scappano al suo passaggio e al bar nessuno gioca più a biliardo.
L’unica alternativa che Hans trova alla fuga è la pazzia, l’isolamento in un
mondo virtuale dove esiste solo lui. La società che credeva di aver sconfitto
tramite il delitto, in realtà lo ha sconfitto, facendolo diventare solo e
pazzo.
Il racconto della discesa nella disperazione e
poi nella pazzia del protagonista è farcito anche da tanti episodi che servono
a dare un contesto allo svolgimento della storia. Un elemento kafkiano riguarda
il personaggio di Karl, che vive a casa del protagonista a sua insaputa e lo
tratta quasi con superiorità. Karl, un omicida confesso in fuga, rappresenta
per Hans una figura di uomo libero e senza paura, e forse in fondo aspira ad
emularlo nell’essere senza i problemi borghesi che lo hanno attanagliato nella
sua vita.
Un ultimo pensiero si può rivolgere alla
concatenazione di eventi con cui parte tutta la fabula. La moglie di Hans, già
amante del conte, scopre una cresta di mezzo fiorino sulla spesa da parte di
Neel e la sgrida bruscamente. Questa le risponde rinfacciandole la relazione
extraconiugale e minacciandola di avvertire il marito. Dopo un brusco richiamo
Neel decide di scrivere una lettera anonima ad Hans per informarlo della
situazione; da quella lettera partirà tutto l’intreccio che porterà ai due
omicidi e alla pazzia di Hans.
“Quanto basta per
cambiare una vita? Mezzo fiorino”
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